vai al contenuto principale

RD Congo, cessate il fuoco unilaterale dei ribelli del M23

Come riferito da Omer Abdullah su “Focus on Africa”, il 29 marzo è stato abbattuto un elicottero della MONUSCO, la missione di pace dell’ONU nell’est della Repubblica Democratica del Congo, in cui sono morti otto caschi blu: sei pakistani, un russo e un serbo.

Accuse incrociate sull’abbattimento dell’elicottero

Secondo le prime ricostruzioni, gli autori della strage nel territorio di Rutshuru, nel Nord Kivu, sarebbero stati i guerriglieri del Movimento 23 Marzo (o M23), ossia ex ribelli reintegrati nell’esercito congolese con l’accordo del 23 marzo 2009, firmato con il governo di Kinshasa, dopo la guerra del Kivu, ma poi ammutinati nel 2012 e, da allora, accusati di numerosi atti di violenza contro i civili.

Da diverse settimane il gruppo M23 era ritenuto responsabile di vari attacchi al confine con il Rwanda, tuttavia in questo caso dell’abbattimento dell’elicottero delle Nazioni Unite ha negato ogni responsabilità, sostenendo, al contrario, che il velivolo sarebbe stato colpito dalle FARDC, ossia dalle Forze armate congolesi.

Le accuse incrociate, non hanno smorzato la tensione, anzi, il 30 marzo “France Info” ha scritto che “il ritorno dei ribelli dell’M23 preoccupa le autorità congolesi e l’ONU“, anche perché si tratta di guerriglieri tutsi che Kinshasa ritiene siano sostenuti da Rwanda e Uganda, per cui c’è il rischio che i rapporti diplomatici tra i vari Stati si incrinino nuovamente. Dal canto suo, Kigali ha rigettato ogni accusa, ribadendo che non è implicata in alcun modo con l’M23.

I rapporti tra la RDC e il Rwanda sono tesi da oltre un quarto di secolo, ma con la presidenza di Félix Tshisekedi, dal 2019, le relazioni si sono ammorbidite, infatti il nuovo Capo di Stato congolese ha incontrato più volte il suo omologo rwandese Paul Kagame. Tuttavia, i recenti attacchi dell’M23 rischiano di riaprire controversie antiche e drammatiche.

Fallimento dell’esercito congolese e cessate il fuoco del gruppo ribelle

Al di là delle accuse, negli ultimi giorni sono intervenute due importanti novità. La prima proviene dal governo congolese, che ha riconosciuto un “fallimento” del proprio esercito durante un’operazione contro l’M23, per cui ha aperto alla possibilità che l’elicottero sia stato abbattuto per errore da colpi sparati dai propri soldati. La seconda notizia viene, invece, dai miliziani dell’M23, che nella sera del 2 aprile hanno diffuso un comunicato stampa in cui annunciano un “cessate il fuoco unilaterale“, in modo da permettere a Kinshasa “di avviare un dialogo per una soluzione pacifica della crisi“.

I ribelli, però, hanno anche sottolineato che si vendicheranno nel caso in cui l’esercito congolese dovesse attaccare le sue postazioni nel Nord Kivu. Le autorità non hanno ancora reagito a questo comunicato, per cui la situazione resta piuttosto nervosa e instabile, tuttavia le preoccupazioni maggiori sono per la società civile, che teme una ripresa delle ostilità nel momento in cui le popolazioni fuggite rientreranno nei rispettivi villaggi.

Torna su