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Quando la diversità viene usata spesso come ragione (ed arma) di guerra.

Non mi sento a mio agio in questo giorno, che non è una festa. E’ una data, un simbolo che ci ricorda come ancora esista una questione femminile, ancora dai quei primi del Novecento quando si iniziò a lottare per i diritti delle donne.
Nel mio viaggio nella Repubblica democratica del Congo mi sono confrontata con il mondo femminile, ho incontrato donne forti e coraggiose, che coltivano la terra, gestiscono imprese, sostengono altre donne, mandano avanti l’economia familiare. Ho visto il futuro nelle mani e negli occhi di donne violate, in un paese dove la violenza sessuale è un’arma di guerra. Ho visto uomini immaginare una società equa e in pace.
Ho scelto questa foto non a caso. E’ una ragazza che gioca, in una domenica alla periferia di Goma, in un quartiere difficilissimo. Qui, c’è un centro gestitio dai Salesiani ed una scuola che sta nascendo grazie a Costruisci un sorriso. La scuola, l’educazione: uomini e donne, giovani di tutte le etnie, di ogni paese. In quella serata, a Boscolac, dove si guarda Goma da una collina meravigliosa sul lago Kivu, una lavagna e dei gessi, quaderni e un pallone hanno lasciato immaginare un futuro senza violenza e pieno di opportunità, anche in un paese dove la diversità viene usata spesso come ragione (ed arma) di guerra.

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