Essere un ragazzino in Nigeria può essere bellissimo da una parte e drammatico dall’altra. Il racconto che ne fa Matthew Uyi inizia come una bella storia, che poi sfocia nella difficoltà del reale e di unavita quotidiana estremamente difficile.
“Il rispetto nei confronti degli adulti è profondamente radicato nei bambini, che crescono circondati da nonni, zii e cugini, dall’intera famiglia insomma, con un forte senso di comunitàk, dato che tutti, anche gli amici e i vicini, giocano un ruolo significativo nella loro crescita. La tradizione orale è molto forte, tramandata dai genitori e dagli anziani attraverso fiabe popolari, proverbi e canzoni. In passato, spesso i nonni sedevano accanto al fuoco o all’aperto, alla luce della luna, e raccontavano ai ragazzi storie che riflettevano i valori tradizionali e culturali e fornivano un importante insegnamento di vita. Col tempo, però, questa tradizione sta andando via via perdendosi, dato che le famiglie abbracciano sempre di più un modello di vita occidentale.
I bambini partecipano a diverse feste religiose, sia islamiche che cristiane, si festeggiano Eid al Adha così come il Natale, e feste locali come il famoso Festival di Osun-Osigbo, in cui si celebra la dea della fertilità Osun, e Yam, importante festa dell’agricoltura; il sacro e il profano convivono insomma. Questi eventi sono occasioni di scambi culturali e legami di comunità, in cui i ragazzi socializzano nelle strade con i loro coetanei, usando il pidgin come lingua comune, in una nazione con un’enorme varietà linguistica, se si pensa che in Nigeria si contano più di 527 lingue diverse, senza contare i vari dialetti. Molti ragazzi nigeriani crescono multilingue, poiché apprendono a casa la loro lingua etnica, l’inglese a scuola e spesso il Pidgin nei differenti contesti sociali. Questa grande diversità linguistica contribuisce a potenziare le abilità cognitive e la consapevolezza culturale dei giovani nigeriani.
In Nigeria l’impatto educativo della famiglia è fondamentale, punire un ragazzo è tollerato, anzi è quasi un obbligo per tirare su un figlio, e i genitori spesso ripetono “Se risparmi il bastone, vizi il bambino”, a differenza dei loro omologhi stranieri, che hanno un approccio educativo totalmente differente. I ragazzi stanno molto attenti a non sbagliare, la mancanza di rispetto non è tollerata. Normalmente anche i più piccoli svolgono compiti quotidiani, come andare a prendere l’acqua, fare le pulizie e aiutare i fratelli più piccoli e questi compiti hanno la funzione di instillare il senso di responsabilità e di contribuire al funzionamento della casa” mi racconta Matthew. Ma quello che possono fare le famiglie non basta. Non c’è una pianificazione strutturale per le politiche giovanili, in un paese in cui più del 60% della popolazione ha meno di 25 anni e circa il 70% dei giovani, anche professionisti, dichiara che vorrebbe lasciare il proprio paese. Un gran numero di bambini nigeriani vive in povertà, senza la possibilità di accedere all’educazione e all’assistenza sanitaria,specialmente nelle zone rurali. Gli sforzi fatti dal Governo e dalle ONG hanno migliorato di poco la situazione sanitaria, ma il gap rimane. Manca l’accesso all’acqua pulita e ai servizi igienico-sanitari e questo, insieme alla malnutrizione, comporta una serie di malattie veicolate dall’acqua infetta, come febbre tifoide, salmonellosi, malattie respiratorie e della pelle, problemi agli occhi e malaria.
“Il sistema scolastico è decisamente carente, si investe poco nell’istruzione. I programmi nazionali non sono adeguati rispetto allo standard internazionale, i materiali non aggiornati e gli insegnanti sottopagati. Le classi sono sovraffollate, dai 50 agli 80 studentipossono accalcarsi in classi progettate per 40 utenti…davvero troppo per un singolo insegnante, che in questo modo non può seguire nessuno studente. L’accesso all’istruzione varia notevolmente. Nelle aree urbane si ha un accesso migliore al sistema scolastico, mentre nelle aree rurali le infrastrutture sono decisamente insufficienti e gli insegnanti sono pochissimi. Anche studiare a casa è difficile, per la carenza di elettricità, e spesso anche le scuole restano al buio, soprattutto nelle aree rurali. L’istruzione elementare è gratuita e praticamente obbligatoria, ma problemi economici e fattori culturali possono interferire sull’iscrizione e sulla frequenza scolastica. Molti ragazzi sono costretti a ritirarsi dagli studi per lavorare e sostenere le loro famiglie oppure a matrimoni forzati.”
E’ molto comune vedere per le strade adolescenti che vendono qualsiasi tipo di mercanzia per provvedere ai bisogni familiari; i ragazzi che vivono e lavorano per strada sono spesso esposti a rapimenti, e sottoposti a ogni sorta di sfruttamento e umiliazione.
Nelle regioni di conflitto, come la zona del Nordest in cui la presenza di Boko Haram è sempre più forte, i ragazzi affrontano situazioni ancora più difficili e traumatiche, perché sono costretti a migrare per sfuggire alla violenza e, di conseguenza, ad interrompere gli studi.
La diversità di questo paese così grande fa sì che ci sia una narrativa diversa a seconda delle regioni prese in considerazione, ma ciò che accomuna tutti i ragazzi nigeriani è la grande resilienza, l’adattabilità e la speranza di un futuro più giusto. Se la Nigeria vuole davvero progredire e porre un freno a questa emorragia di migranti, si deve impegnare ad eliminare le disparità nell’accesso all’istruzione, al sistema sanitario e a garantire opportunità economiche che possano consentire a questa gioventù così intraprendente di dimostrare il proprio potenziale. Questa è la speranza di Matthew.