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Analisi & approfondimenti

Nigeria, a Lagos proteste di massa ispirate alla Generazione Z del Kenya

Colpi in aria, spari di gas lacrimogeni. Le forze dell'ordine sono intervenute in diverse città della Nigeria per porre fine a quello che è stato annunciato come l’inizio delle proteste della "Z Generation".

“No Religion No tribe No Region”con questo slogan sono iniziate ieri mattina a Lagos le proteste di piazza della Z Generation Nigeriana.

A Lagos, Abuja, Mina, Kano, Katsina e altre decine di località in tutto il paese, milioni di nigeriani sono scesi in piazza.

Con l’hashtag #ENDBGIN, i ragazzi hanno radunato la popolazione contro il governo di indipendentemente dalla loro tribù, regione o religione.

“Noi non siamo dei cittadini di serie B noi sappiamo di avere talento, vogliamo essere riconosciuti, vogliamo che la nostra voce sia ascoltata e vogliamo essere rispettati” urla uno dei manifesti alle telecamere della BBC.

Nella capitale economica, Lagos, quasi un migliaio di persone hanno marciato pacificamente, cantando “Tinubu Ole”, che significa “Tinubu ladro” in yoruba, una delle principali lingue del paese.

La principale ragione delle proteste è la difficile situazione del paese più popoloso dell’Africa: quasi 230 milioni di abitanti di cui circa 100 milioni vivono al di sotto della soglia della povertà.

Anche qui, come é noto, nonostante le immense ricchezze naturali (primo produttore di petrolio del continente ) circa il 70% della popolazione vive di quella che elegantemente si chiama “economia informale”, che è un modo educato di definire l’economia spicciola, di strada.

C’è a Lagos un trend conosciuto con la parola Yoruba “japa” che significa “fuggire”. Ma se fino a ieri il dilemma per migliaia di giovani disincantati era la scelta tra rimanere nel paese che amano e la possibilità di una vita migliore altrove, oggi è la piazza che esprime la speranza di un cambiamento:ora e qui.

Un sondaggio dell’African Polling Institute ci informa che nonostante tutto, il 69% dei nigeriani di età compresa tra 18 e 35 anni vuole rimanere in Nigeria .

In un paese dove quasi metà della popolazione non ha accesso all’elettricità è la benzina  ad alimentare piccoli e grandi generatori ed è su questo- ma non solo- che si sono accese le proteste.

Infatti secondo il Fondo Monetario Internazionale al momento quasi una persona su dieci si trova in una condizione di difficile accesso al cibo.

In Nigeria, l’inflazione degli alimenti supera il 40% e il prezzo della benzina è triplicato ed il paese sta attraversando una grave crisi economica, a seguito delle riforme messe in atto dal presidente Bola Tinubu, salito al potere nel maggio 2023  con contestatissime  elezioni che hanno fatto nascere l’accusa di una “cabala di Lagos” che ha influenzato  la sua amministrazione.

 

I partecipanti al movimento #EndbadGovernanceinNigeria (Per porre fine alla cattiva governance in Nigeria) chiedono a Bola Tinubu di tornare su alcune riforme, come la sospensione della sovvenzione al carburante, e di “porre fine alla sofferenza e alla fame” nel paese.

A Kano, la seconda città più grande del paese, nel nord, i manifestanti hanno cercato di accendere fuochi davanti all’ufficio del governatore dello stato. La polizia ha risposto sparando in aria e con gas lacrimogeni.

L’ultimo grande movimento di protesta in Nigeria risale all’ottobre 2020. Chiamato #EndSARS, intendeva porre fine agli abusi di una brigata di polizia, la SARS, e poi si è esteso a una protesta politica. Questo movimento era riuscito a ottenere lo scioglimento di questa unità di polizia.

È possibile, dunque, che anche in Nigeria le proteste nate per motivazioni prevalentemente economiche, e legate alla crisi alimentare del paese, assumano un carattere di concreta rivolta molto più vasto di cui non si possono oggi prevedere gli sviluppi.

Uno dei principali leader della rivolta  è Omoyele Sowore, un importante attivista per i diritti umani, giornalista e fondatore della piattaforma di notizie online Sahara Reporters con un master in Pubblica Amministrazione alla Columbia University.

Omoyele che ha affrontato diversi arresti per il suo attivismo anche durante le elezioni presidenziali del 2019 e del 2023 dove  era in corsa  come candidato per il partito African Action Congress, proprio poche ore fa ha ribadito che le manifestazioni andranno avanti finché non saranno accolte tutte le richieste della popolazione.

 

Il governo chiede il “dialogo” come in Kenya ma intanto ha imposto  il coprifuoco in varie regioni del paese e forze di sicurezza e camion blindati sono stati dispiegati in molte città.

“Il governo del presidente Tinubu riconosce il diritto di manifestare pacificamente, ma la circospezione e la vigilanza devono essere le nostre parole d’ordine”, ha detto il segretario del governo della Federazione George Akume, chiedendo di “continuare sulla strada della pace, del dialogo e della collaborazione”.

Ormai é evidente che in Africa è in corso un cambiamento antropologico: al posto della vecchia cultura passiva che seguiva i “padri” si impone sempre di più per le nuove generazioni, la spinta a ricercare un proprio futuro.Forse davvero potremmo essere alle porte di una nuova “primavera africana”?

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Guido Gargiulo

Appassionato di Taiwan, Asia e Africa. Laureato in Lingue e Culture dell’Europa e delle Americhe presso l’Università L’Orientale di Napoli, ho approfondito lo studio del cinese al Taiwan Mandarin Educational Center e all’Istituto Confucio. L’Africa ha sempre avuto un posto speciale nel mio cuore, con studi anche del Kiswahili, una delle lingue più parlate nel continente.

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