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Niger, bambini uccisi e arruolati dai gruppi armati nei conflitti lungo la frontiera

Un rapporto di Amnesty International, pubblicato il 13 settembre, denuncia l’aumento delle violazioni dei diritti umani nella regione di Tillabéri, lungo il confine tra Niger, Mali e Burkina Faso, da cui sono sfollate nel corso degli ultimi anni quasi due milioni di persone.

In quella zona agiscono prevalentemente due gruppi armati, lo Stato islamico nel Grande Sahara (Isgs) e Jama’at Nusrat al-Islam wal-Muslimin (Jnin), affiliato ad al-Qa’eda. 

Secondo l’Armed Conflict Location & Event Data Project, tra il 1° gennaio e il 29 luglio 2021 i conflitti hanno provocato la morte di 544 civili, ben oltre le 397 vittime registrate in tutto il 2020.

 

I due gruppi armati sono responsabili di crimini di guerra e assalti ai depositi di cibo nonché di trattamenti crudeli nei confronti delle donne, costrette a rimanere a casa e costantemente a rischio di essere rapite o costrette a sposare i combattenti islamisti.

Ma sono soprattutto i bambini a subire le conseguenze peggiori: un’intera generazione sta crescendo in un ambiente dominato da morte e distruzione col costante rumore di sparatorie in sottofondo, tra attacchi alle scuole (oltre 377 delle quali sono state chiuse, privando 31.000 bambini dell’istruzione), arruolamenti forzati in cambio di soldi, cibo e vestiti e uccisioni, oltre 60 nel corso di quest’anno. 

Le autorità nigerine non sono minimamente in grado di difendere la popolazione: alla fine del 2019, dopo aver subito gravi perdite ad opera dell’Isgs e del Jnim, le forze armate hanno lasciato la regione di Tillabéri al suo destino.

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