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Photo Credit: Andy Hall/Oxfam

Nel mondo 345 milioni di persone soffrono la fame acuta. L’appello all’ONU

Sono 238 le organizzazioni, provenienti da 75 paesi, ad aver firmato una lettera indirizzata ai leader internazionali, riuniti a New York per la 77esima Assemblea Generale dell’ONU, iniziata il 13 Settembre e chiusasi oggi, 26 Settembre.

“Ogni giorno nel mondo muoiono di fame 19700 persone: un morto ogni quattro secondi” afferma. Il dato è sconvolgente, eppure come sottolineato da Antonio Guterres, Segretario Generale delle Nazioni Unite: “La comunità internazionale non è pronta o disposta ad affrontare le grandi sfide drammatiche della nostra epoca”.

La lettera – firmata anche da tra cui Oxfam, Save the Children e Plan International – esprime indignazione per le gravi carenze e l’insicurezza alimentare sempre più acute che si registrano in vastissime aree del mondo. Punta il dito verso la comunità internazionale, apparentemente non disposta a dare il proprio contributo per le crisi in atto e invita a intensificare gli sforzi per rallentare e porre fine alla tragica spirale della crisi globale legata alla fame.

La fame non ha solo una causa.

Sono 345 milioni le persone che soffrono la fame acuta nel mondo, un dato aumentato di 2,5 volte rispetto il 2019. Una situazione che ha valicato il limite della criticità a causa dei rincari del costo delle materie prime (gas e prodotti di base), della pandemia che ha accelerato la crisi e a causa della congiuntura internazionale, vedasi la guerra in Ucraina, che ha causato la mancanza di cereali e derivati per molti paesi, soprattutto del Medio oriente e del continente africano.

A questi fattori si aggiungono i cambiamenti climatici, che specialmente nell’Africa subsahariana stanno causando periodi di siccità sempre più gravi e sempre più frequenti, precipitazioni devastanti ed alluvioni che impediscono il processo dei cicli naturali dell’agricoltura (i paesi coinvolti sono prettamente dipendenti da un tipo di agricoltura di sussistenza) e uccidono le mandrie in allevamento.

Gli esponenti delle Ong, richiamando il quadro –tragico, ndr– presentato da David Beasley, capo del programma per l’alimentazione delle ONU, sottolineano come non si tratti di una condizione particolare, che stringe nella morsa solo un paese o una regione, ma sia legata ad un’ingiustizia diffusa che solo in questi mesi è causa di carestie multiple, che sarà difficile affrontare.

“Non dobbiamo aspettare un momento di più per concentrarci sia sulla fornitura immediata di cibo salvavita che sul supporto a lungo termine, in modo che le persone possano farsi carico del proprio futuro e provvedere a se stesse e alle proprie famiglie” ha affermato Mohanna Ahmed Ali Eljabaly della Yemen Family Care Association, una delle organizzazioni umanitarie firmatarie della lettera.

“È terribileha aggiuntoche con tutta la tecnologia oggi applicabile all’agricoltura e alle tecniche di raccolta si parli ancora di carestia nel 21° secolo”.

A soffrire maggiormente sono i bambini.

All’Assemblea generale, per questo mese a guida francese, è stato sottolineato come a soffrire maggiormente la crisi alimentare siano propri i più piccoli. E’ la stessa Unicef a dare l’allarme.

In un comunicato Catherine Russell, Direttore Generale dell’Unicef, richiama il mondo alla massima attenzione.

“Una crescente crisi dovuta alla malnutrizione sta spingendo milioni di bambini sull’orlo della fame e se non facciamo di più, questa crisi diventerà una catastrofe.

La situazione è più grave nel Corno d’Africa, nel Sahel e soprattutto in Somalia, dove una siccità storica sta causando tassi di malnutrizione alle stelle. Ho potuto constatare questa situazione devastante quando sono stata in missione in Corno d’Africa in aprile e, da allora, le cose non hanno fatto che peggiorare.

Stimiamo che in tutta la regione un bambino ogni 60 secondi sia colpito da malnutrizione grave.

Le famiglie somale sono sull’orlo della carestia. Quasi la metà della popolazione al di sotto dei cinque anni – 1,5 milioni di bambini – in Somalia probabilmente soffre già delle forme più gravi di malnutrizione.

In Etiopia, ci aspettiamo che il dato superi il milione. Sono numeri senza precedenti.

Sappiamo che alcuni bambini sono già morti. Molti altri sono a rischio imminente. Se non raggiungiamo questi bambini con cibo terapeutico pronto all’uso e cure, c’è la possibilità concreta che negli ultimi mesi di quest’anno i bambini muoiano in proporzioni quasi inimmaginabili.

L’Unicef ha lanciato un appello per un totale di 1,2 miliardi di dollari per fornire un pacchetto di aiuti per prevenire, individuare e curare la malnutrizione grave nei 15 Paesi più colpiti nel corso del prossimo anno.

La nostra prima e più urgente priorità è soddisfare oggi i bisogni più impellenti dei bambini.

Ma se non facciamo di più per affrontare le cause alla base della malnutrizione, non riusciremo mai a spezzare questi cicli mortali. Ciò significa investimenti duraturi per prevenire la malnutrizione dei bambini nelle prime fasi della vita e su larga scala, e non solo reagire alle crisi”.

All’interno della crisi si annida l’emergenza. Oggi in primo piano la condizione dei bambini interessati dall’insicurezza alimentare acuta che sta attanagliando intere regioni del mondo.

L’auspicio è che la richiesta di impegnarsi nella più grande risposta centralizzata per combattere la fame e la malnutrizione possa trovare sponde pronte ad intervenire repentinamente.

Perché non c’è tempo. Il tempo a disposizione è già finito, il tempo è “adesso”.

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