Ripartito papa Francesco, il Mozambico è tornato a concentrarsi sulla campagna elettorale che il 15 ottobre, per la sesta volta dalla fine della conflitto interno, rinnoverà presidenza, parlamento nazionale e assemblee provinciali.
Una brutta campagna elettorale, finora. Difficile che nell’ultimo mese migliorerà.
Criticare il governo mozambicano comporta sempre grandi problemi, soprattutto in un periodo teso come quello attuale. Sono decine i casi di attivisti della società civile, difensori dei diritti umani e giornalisti che hanno subito intimidazioni, aggressioni, arresti arbitrari e rapimenti a causa del loro lavoro.
La caccia all’uomo è iniziata nell’ottobre 2018, dopo le elezioni municipali. Nel mirino è finito chi aveva monitorato le elezioni, reso noti i risultati e contribuito – secondo la narrativa ufficiale – alla sconfitta del Frelimo (Fronte di liberazione del Mozambico, il partito al governo.
Nei mesi successivi le cose sono peggiorate.
Un caso tra tutti: quello di Fátima Mimbire, difensora dei diritti umani e ricercatrice, che il 18 gennaio 2019 ha iniziato a ricevere messaggi intimidatori e minacce di morte attraverso i social media. La sua “colpa”? Aver denunciato un enorme giro di soldi che vedeva coinvolto il governo del Frelimo nella vendita di aziende di stato.
Chi è che se l’è presa di più con Fátima? Alice Thomás, parlamentare del Frelimo, che le ha augurato di “essere stuprata da 10 uomini forti e ricchi di energia, in modo da darle una lezione”.
Va detto che ufficialmente il Frelimo ha preso le distanze.