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Migranti, grazie a Papa Francesco per la sua visione coraggiosa e impopolare

“E’ facile trascinare l’opinione pubblica istillando la paura dell’altro; perché invece con lo stesso piglio, non si parla dello sfruttamento dei poveri, delle guerre dimenticate e spesso lautamente finanziate, degli accordi economici fatti sulla pelle della gente, delle manovre occulte per trafficare armi e farne proliferare il commercio? Perché non si parla di questo?”.
Di tutto lo straordinario messaggio di Papa Francesco, che torna a Lesbo dopo cinque anni,  è questo il passaggio che più di ogni altro mi ha colpita e ha confermato la convinzione che ho maturato da tempo su questo Pontefice: è l’unico grande statista dell’ultimo secolo.
La sua lungimiranza sulle migrazioni, i suoi interventi che centrano senza giri di parole il fulcro della questione, sono l’emblema di una visione coraggiosa e impopolare che non ha timore di rivendicare.
Con forza.
Ed è giusto, doveroso, riconoscerlo anche per chi ha sempre guardato con occhi (e mente)  critici alle ingerenza della Chiesa.
Papa Francesco anche in questo suo nuovo viaggio a Lesbo ha voluto ribadire che vanno affrontate le cause remote della fuga di migliaia di migranti dai luoghi di origine, individuare e fermare queste ultime, non “le povere persone che ne pagano le conseguenze, venendo pure usate per propaganda politica!” l’accusa chiara e diretta di Bergoglio.
“Per rimuovere le cause profonde, non si possono solo tamponare le emergenze. Occorrono azioni concertate. Occorre approcciare i cambiamenti epocali con grandezza di visione” perché vi è la necessità di “accompagnare i processi dal di dentro, per superare le ghettizzazioni e favorire una lenta e indispensabile integrazione, per accogliere in modo fraterno e responsabile le culture e le tradizioni altrui” ha poi aggiunto nel corso del suo discorso Francesco che ha voluto ringraziare il popolo greco per l’accoglienza ai migranti che “troppe volte diventa un problema, perché non si trovano vie di uscita per la gente, per andare altrove. Grazie, fratelli e sorelle greci, per questa generosità” ha concluso.
Dopo l’incendio del campo di Moria è nato il “Reception and Identification Centre” di Mytilene, nell’area di Mavrovouni che ha accolto in questi giorni Papà Francesco che ha voluto incontrare migranti e operatori per dir loro  che gli è vicino,
“Sono qui per vedere i vostri volti, per guardarvi negli occhi. Occhi carichi di paura e di attesa, occhi che hanno visto violenza e poverta’, occhi solcati da troppe lacrime” ha scandito il Pontefice guardando una a una le persone presenti dopo essere arrivato al tendone allestito per l’incontro a piedi, percorrendo la lunga strada per raggiungerlo tra il fango e le pietre. Una sorta di pellegrinaggio tra gli ultimi degli ultimi.
Sorridente, non si è sottratto ad alcun contatto, nel rispetto delle regole anti Covid, e si è avvicinato ai tantissimi rifugiati presenti, parlando con loro e accarezzando i bambini, molti di loro poco più che neonati.
Papa Francesco con la sua presenza a Lesbo ha voluto  rimarcare che quello delle migrazioni è “un problema del mondo”, una crisi umanitaria che riguarda tutti.
E come lui, anche noi di Focus on Africa osserviamo – e denunciamo – che sulla questione tutto sembra latitare terribilmente.
Eppure ci sono in gioco persone, vite umane.
C’è in gioco il futuro di tutti.
Le parole del Papa sono chiare e inchiodano i leader europei e delle altre potenze del mondo alle loro responsabilità ricordando che “quando i poveri vengono respinti si respinge la pace. Chiusure e nazionalismi – la storia lo insegna – portano a conseguenze disastrose”.
Papa Francesco, ancora una volta, da’ una bella sferzata ai grandi della Terra, e soprattutto a chi si professa cristiano ma dimentica troppo spesso che “la fede chiede compassione e misericordia”.
Al messaggio del Pontefice,  di cui condividiamo l’amarezza nel sentir proporre come “soluzioni” l’impiego di fondi comuni per costruire muri e dispiegare fili spinati, aggiungiamo che è tempo di pretendere dai governi, dalle istituzioni, di smetterla con il rimpallo delle responsabilità e di voltare le spalle all’umanità che soffre e che non ha alternative.

Grazie ad Alekos Prete per l’illustrazione emblematica dedicata dedicata alla crisi migratoria che ci ha regalato.
“Da Lesbo ai confini a Est d’Europa, dove migliaia di profughi si muovono attraverso la foresta polacca di Białowieża tentando di oltrepassare il muro di filo spinato che sbarra il passaggio verso il villaggio polacco di Grodzisk. È l’immagine di una famiglia stremata, respinta e bloccata in un limbo paludoso costretta a sopravvivere in un bivacco ‘al freddo e al gelo’ . Se la Sacra Famiglia fosse oggi una famiglia di migranti, chissà quale ruolo avrebbero i leader sovranisti europei nelle sacre scritture. Forse i nuovi Erode” questo ciò che ha voluto raccontarci con il suo intenso tratto di artista sensibile.

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