vai al contenuto principale

Mediterraneo, nuovi naufragi lungo la rotta migratoria più letale al mondo

Ci sono volute almeno due ore per recuperare i 10 corpi e portarli a bordo della Geo Barents, per poter offrire loro una degna sepoltura una volta sbarcati. Siamo sconvolti e indignati .E’ la drammatica testimonianza di Fulvia Conte, vice responsabile delle attività di ricerca e soccorso di MSF a bordo della Geo Barents che ad oggi ha salvato circa 200 persone, inclusi parenti e amici di alcune di persone decedute, e quanti hanno viaggiato per ore nel ponte inferiore di una barca con i cadaveri.
La dottoressa Conte fa parte dell’équipe di Msf impegnata in una difficile operazione di ricerca e soccorso nel Mediterraneo centrale, a circa 30 miglia dalle coste libiche,  a bordo della nave Geo Barents.

Lo scorso 17 novembre hanno trovato dieci persone decedute sul fondo di un’imbarcazione di legno stracarica di persone. Avvertita da Alarm Phone e dall’aereo di ricognizione civile Seabird, mentre la barca stava imbarcando acqua, la Geo Barents è arrivata quando ormai era troppo tardi per sventare questa tragedia.

I sopravvissuti hanno informato MSF che c’erano altre persone nel ponte inferiore dell’imbarcazione che non rispondevano più. Dopo aver portato al sicuro 99 naufraghi, il team di MSF ha trovato i corpi senza vita di 10 persone. I sopravvissuti hanno raccontato agli operatori di MSF che le persone decedute avevano passato più di 13 ore stipate nella pancia della barca, dove l’aria era satura delle esalazioni di carburante. Le persone sono molto probabilmente decedute per asfissia.

Dopo aver soccorso le 99 persone, abbiamo visto che c’erano dieci corpi senza vita sul fondo dell’imbarcazione” prosegue Fulvia Conte “Ci sono volute almeno due ore per recuperare i corpi e portarli a bordo della Geo Barents, per poter offrire loro una degna sepoltura una volta sbarcati. Siamo sconvolti e indignati allo stesso tempo. Si tratta dell’ennesima tragedia in mare che si sarebbe potuta evitare”.

Abdoulaye (nome di fantasia) è uno dei sopravvissuti. Ha a malapena avuto modo di capire cosa fosse successo ai suoi compagni di viaggio prima di essere soccorso. “Fatemi vedere i loro corpi. Sono miei fratelli, veniamo dallo stesso luogo, siamo partiti insieme dalla Libia. Devo dire alle loro famiglie che sono morti. Per favore, lasciatemeli vedere” ha chiesto Abdoulaye, tremando e con gli occhi fissi sull’orizzonte.

In meno di 24 ore, tra il 15 e 16 novembre, l’équipe di MSF ha eseguito tre salvataggi nelle zone di ricerca e soccorso maltese e libica e in acque internazionali, portando al sicuro 186 persone a bordo della Geo Barents. Tra i sopravvissuti ci sono 152 uomini e 34 donne, 61 sono minori, il più piccolo è una bambina di solo 10 mesi. Le persone a bordo provengono da diversi paesi, fra cui Guinea, Nigeria, Costa d’Avorio, Somalia e Siria. Molti di loro hanno vissuto esperienze traumatiche in Libia, da dove è partita l’imbarcazione.

Nonostante il sollievo di essere al sicuro a bordo della Geo Barents, i sopravvissuti mostrano segni di stress acuto e trauma. La maggior parte di loro è terrorizzata dall’esperienza vissuta. Alcuni di loro hanno dovuto riconoscere il cadavere di un fratello minore o di un amico deceduto di fronte ai propri occhi appena poche ore prima.

In un giorno come questo, mentre portiamo 10 cadaveri a bordo della nostra nave, siamo ancora una volta testimoni della mancanza di volontà dell’Europa di garantire un disperatamente necessario sistema di ricerca e soccorso nel Mediterraneo centrale” dichiara Caroline Willemen, capo progetto di MSF a bordo della Geo Barents. “In Libia le persone subiscono orribili abusi e spesso la loro unica via d’uscita è quella di fuggire e di affrontare un viaggio incredibilmente pericoloso attraverso in mare. È la rotta migratoria più letale al mondo, ed è una vergona. Con 186 sopravvissuti a bordo, inclusi i parenti e gli amici di alcune delle persone decedute, che hanno viaggiato per ore insieme ai loro cadaveri, la Geo Barents chiede con urgenza un porto sicuro per sbarcare queste persone estremamente provate e traumatizzate”.

Nonostante il cattivo tempo e le condizioni del mare proibitive, i viaggi della speranza continuano e con essi i naufragi che non lasciano scampo.

Torna su