Medici Senza Frontiere (MSF) ha condannato con fermezza la recente decisione delle autorità italiane di imporre un’ulteriore misura punitiva alla sua nave di ricerca e soccorso, la Geo Barents. Questa nuova reazione delle autorità giunge dopo un intervento di soccorso fondamentale avvenuto il 19 settembre e subito dopo lo sbarco a Genova, il 23 agosto, di 206 sopravvissuti dal Mediterraneo. Con due ordini di fermo ricevuti in un lasso di tempo ravvicinato, appare evidente l’intento di ostacolare le operazioni di salvataggio della nave.
Il primo provvedimento di fermo, della durata di 60 giorni, è stato emesso in base al Decreto Piantedosi, che accusa MSF di non aver rispettato le istruzioni della guardia costiera libica. Durante l’operazione di soccorso citata, la Geo Barents ha risposto a una segnalazione ricevuta da Sea Bird 2 – un aereo di monitoraggio di Sea-Watch – riguardo a un’imbarcazione in difficoltà che trasportava circa 100 persone. Nonostante avesse ottenuto il via libera dal Centro di Coordinamento del Soccorso Marittimo italiano, la nave è stata successivamente minacciata da una motovedetta della guardia costiera libica, donata dall’Italia.
Fulvia Conte, responsabile del team di ricerca e soccorso di MSF, ha dichiarato: “La motovedetta della guardia costiera libica è arrivata quando avevamo quasi concluso l’operazione, più di cinque ore dopo la prima segnalazione di queste persone in difficoltà”. La situazione si è rivelata pericolosa, con la guardia costiera libica che ha intimidito sia le persone in difficoltà che il team di soccorso.
Questo è il quarto fermo emesso nei confronti della Geo Barents secondo il decreto Piantedosi, e appena 12 giorni dopo la sospensione di un provvedimento analogo da parte del Tribunale civile di Salerno. Le ispezioni, di cui si è parlato nel secondo ordine di fermo, sono state descritte da MSF come uno strumento di “strumentalizzazione amministrativa e tecnica” per ostacolare il lavoro delle navi di soccorso.
Juan Matias Gil, capomissione di MSF per la ricerca e il soccorso in mare, ha affermato: “Più i tribunali italiani si pronunciano a favore delle navi umanitarie, più il governo italiano impone detenzioni arbitrarie”. Ha sottolineato che molte persone in fuga dalla Libia raccontano delle violenze subite durante le intercettazioni in mare da parte della guardia costiera libica, un ente denunciato per gravi violazioni dei diritti umani e collusione con i trafficanti.
Le operazioni di ricerca e soccorso di MSF si svolgono dal 2015 e, fino a oggi, hanno salvato oltre 91.000 persone. A bordo della Geo Barents, l’umanitaria ha soccorso più di 12.540 persone, recuperato i corpi di 24 naufraghi e organizzato evacuazioni mediche.
Di fronte a queste nuove sfide, MSF ha ribadito il suo impegno a risolvere tempestivamente le carenze riscontrate per tornare in mare e continuare a svolgere la propria missione umanitaria. In un contesto in cui le vite di migliaia di persone sono in gioco, la richiesta urgente è quella di garantire la sicurezza e la verità sul diritto internazionale marittimo e umanitario.
@CANDIDALOBES/MSF