Le autorità italiane hanno recentemente emesso un doppio fermo amministrativo per la Geo Barents, nave di ricerca e soccorso di Medici Senza Frontiere (MSF), alimentando nuovi dibattiti sulla crisi dei migranti nel Mediterraneo centrale e sulle politiche di soccorso marittimo. Questa decisione arriva subito dopo lo sbarco di 206 sopravvissuti a Genova, evidenziando un’atmosfera avversa agli sforzi umanitari nel salvataggio di vite in mare.
Il primo provvedimento di fermo, della durata di 60 giorni, è stato emesso ai sensi del controverso Decreto Piantedosi. Questo decreto è stato utilizzato in precedenza contro associazioni umanitarie e si basa su presunte violazioni da parte della nave nei confronti delle indicazioni della guardia costiera libica durante un’operazione di salvataggio avvenuta il 19 settembre. In quella data, la Geo Barents ha ricevuto il via libera dal Centro di Coordinamento del Soccorso Marittimo (MRCC) italiano per prestare assistenza a un’imbarcazione in difficoltà, rivelandosi l’unica nave presente sulla scena.
Durante il soccorso, un’unità della guardia costiera libica è intervenuta, con modalità che hanno sollevato preoccupazioni. Fulvia Conte, responsabile del team di ricerca e soccorso, ha descritto questo intervento come intimidatorio e potenzialmente letale, dato che gli agenti della guardia costiera libica hanno minacciato di usare la forza.
Nonostante le precedenti ispezioni abbiano dimostrato la conformità della nave ai requisiti di sicurezza, il secondo provvedimento di fermo è scaturito da un’ispezione del Controllo dello Stato di approdo (PSC) che ha evidenziato otto carenze tecniche. MSF ha contestato l’autenticità di queste affermazioni, sottolineando che tali misure sembrerebbero una strategia per impedire immediatamente il ritorno della Geo Barents in mare e continuare il suo lavoro di salvataggio.
Questa è la quarta volta che la Geo Barents riceve un ordine di fermo ai sensi del Decreto Piantedosi, aggravando il senso di urgenza attorno alla questione delle politiche italiane verso le ONG di soccorso. È emblematico che questo nuovo provvedimento arrivi solo 12 giorni dopo la sospensione di un precedente fermo da parte del Tribunale civile di Salerno, il quale aveva validato la missione umanitaria della nave.
Juan Matias Gil, capomissione di MSF, ha annunciato l’intenzione di fare ricorso contro questi nuovi provvedimenti, denunciando la crescente interferenza delle autorità italiane nei confronti delle operazioni di salvataggio. “Più i tribunali italiani si pronunciano a favore delle navi umanitarie, più il governo italiano impone detenzioni arbitrarie. Questo è inaccettabile per un paese in cui vige lo stato di diritto”, ha affermato.
In un contesto in cui le violazioni dei diritti umani nella Libia, con il supporto dell’Unione Europea, sono documentate da organismi internazionali e investigazioni indipendenti, la posizione dell’Italia di appoggiare la guardia costiera libica come attore affidabile è allarmante. Le testimonianze dei migranti sottolineano le violente intercettazioni in mare e il ruolo della guardia costiera libica nelle gravi violazioni dei diritti umani.
In conclusione, le recenti misure contro la Geo Barents rappresentano non solo un attacco diretto alla missione di soccorso di MSF, ma sollevano anche interrogativi sulla direzione che l’Italia sta prendendo in relazione ai diritti umani e alla sicurezza in mare. Mentre le operazioni di soccorso diventano sempre più difficili, è fondamentale che la comunità internazionale si faccia sentire in difesa delle vite umane e della giustizia nel Mediterraneo.