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Mauritius, un disastro ambientale (evitabile) senza tregua

Il 25 luglio la nave mercantile MV Wakashio, di proprietà di una compagnia giapponese ma battente bandiera panamense, si è incagliataIl 25 luglio la nave mercantile MV Wakashio, di proprietà di una compagnia giapponese ma battente bandiera panamense, si èincagliata sulla barriera corallina, infestando le cristalline acque dell’Oceano indiando con una marea nera di olio combustibile, arrivando fin quasi alla costa delle Isole Mauritius, precisamente lungo la costa sud – orientale, a Pointe D’Esny. Trasportava circa 4mila tonnellate di carburante fossile (3.800 tonnellate di petrolio e 200 tonnellate di gasolio), di cui almeno un quarto ha già infestato il mare. Il mercantile era partito dalla Cina con destinazione finale in Brasile..

Dopo quasi due settimane dall’incidente, Il primo ministro dell’isola africana Pravind Jugnauth, l’8 agosto ha dichiarato lo stato di emergenza ambientale, lanciando un appello alla Francia per assistenza urgente, la quale grazie al presidente Emmanuel Macron, ha inviato squadre di soccorso e materiale. Due navi in una corsa contro il tempo, perché c’era il rischio che il mercantile si spezzasse a metà, stavano cercando di raccogliere il carburante disperso nelle limpide acque mauriziane.

Molti i volontari sul posto, che si sono messi all’opera, cercando di arrestare la marea nera, riempendo sacchi di paglia per creare una barriera, anche contro l’ordine del governo, che ha chiesto di lasciare l’operazione alle autorità.

Il 15 agosto quello che si temeva si è verificato, il mercantile si è spezzato in due, riversando altre 1000 tonnellate di petrolio nell’Oceano Indiano.

Il 20 agosto sono stati arrestati sia il capitano del mercantile SunilKumar Nandeshwar, che il primo ufficiale, Tilak Ratna Suboda, in attesa di presentarsi il 25 agosto in tribunale per l’udienza, che li vede accusati entrambi di aver messo in pericolo la navigazione sicura della nave.

L’incidente avvenuto rappresenta un vero e proprio disastro ecologico, provocando danni alla vita marina, sia di animali che piante, in uno dei pochi paradisi rimasti sulla terra. L’area colpita si estende dalla palude di Pointe D’Esny, una distesa di ventidue ettari di mangrovie, area protetta a livello internazionale, fino al parco marino di Blue Bay, altro sito protetto che comprende 353 ettari di barriere coralline e fino all’ultima foresta costiera di ebano di Ile – auxAigrettes. La speranza è che gli interventi siano tempestivi per arginare questo disastro ambientale.

Credits photo Ansa

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