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L’occasione persa di un Paese che poteva, doveva, ritrovarsi in quell’abbraccio

Nell’abbraccio stretto di una mamma che rivedeva sua figlia dopo un anno e mezzo di prigionia, nelle mani di terroristi tra i più feroci al mondo, avrebbe dovuto ritrovarsi un paese intero. Dall’aeroporto di Ciampino doveva espandersi in diretta tv la bellezza di quel momento confortante. Il primo dopo mesi di dolore e privazioni.
Invece la prima buona notizia dell’anno è stata usata nel modo più osceno di sempre.
Da quello sguardo, da quelle lacrime, non era difficile capire che quei 18 mesi non potevano essere stati una “vacanza”, anche se si sorride e si dice di stare bene.
Ma no, in molti non l’hanno capito e mentre ignoti lanciavano una bottiglia di vetro contro la finestra dell’appartamento da cui Silvia Romano si era affacciata lunedì pomeriggio al suo rientro a casa a Milano, nell’aula della Camera un deputato della Lega, Alessandro Pagano, definiva la ragazza una “neo terrorista”.
Parole d’odio pronunciate in un luogo istituzionale e dunque, per questo, ancor più gravi.
Un’irresponsabilità inaccettabile, di chi in veste di parlamentare alza i toni in modo becero e legittimando la violenza verbale che negli ultimi tre giorni si è riversata sui social nei confronti della cooperante, mettendone a repentaglio l’incolumità.
Pagano, che è stato ripreso dalla vicepresidente di turno a Montecitorio Mara Carfagna, stava illustrando un ordine del giorno al decreto Covid 19 criticando i rappresentanti del Governo ‘colpevoli’ di non aver presenziato al funerale di un poliziotto morto per il coronavirus mentre “al rientro di una neo-terrorista sono andati ad accoglierla”.
Parole di odio, odio sovranista che cavalca l’onda dell’intolleranza e dell’ignoranza e rischia ora di far scattare la sorveglianza per una ragazza di 24 anni strappata alla vita per 18 mesi.

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