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Libia, spari contro la folla che protestava a Tripoli mentre cessate il fuoco è già a rischio

Uccisioni, arresti e detenzioni arbitrarie si sono susseguite nelle ultime ore a Tripoli e ad al- Asabaa, cittadina dell’ovest del paese sotto il controllo del Governo di accordo nazionale. A denunciarlo la missione Onu in Libia che ha chiesto “una riduzione immediata dell’escalation e di rispettare e garantire il diritto di riunirsi e manifestare pacificamente, che rientra negli obblighi delle leggi umanitarie internazionali”.
Mentre nella capitale libica sono stati esplosi colpi di artiglieria dalle milizie per disperdere le proteste delle scorse ore contro il Governo del premier Fayez al Sarraj, nella cittadina occidentale è stata registrata una vittima e diversi feriti. A confermarlo media locali che parlano di varie manifestazioni contro la mancanza di servizi, la corruzione e il ritardo nel pagamento degli stipendi in diverse zone sotto il controllo del Gna.
La capitale Tripoli, la “città-Stato” di Misurata e le località costiere di Zawiya e Sabratha sono tutte state teatro di dimostrazioni per denunciare frequenti blackout elettrici, disservizi nella fornitura di acqua corrente, il mancato pagamento degli stipendi arretrati e la presunta corruzione all’interno dell’organo esecutivo libico riconosciuto dalle Nazioni Unite, come riportato dall’agenzia Nova che segue con grande attenzione ciò che avviene sul terreno libico.
I residenti in diverse regioni della Libia  occidentale soffrono anche di carenza di carburante e crisi di liquidità’ in contanti. I dimostranti hanno condannato anche l’annuncio sul cessate il fuoco proclamato dal capo del Consiglio presidenziali venerdì scorso, 21 agosto, parlando di tradimento. Nella citta’ di Misurata, i manifestanti hanno mostrato striscioni con la scritta “Febbraio (il mese della rivoluzione anti-Gheddafi) non rimarrà in silenzio, ladri” e “Niente acqua”, chiedendo giustizia contro “i corrotti nel governo Sarraj”. La città di Al Zawiya è testimone di proteste da tre giorni a causa del deterioramento delle condizioni di vita. Qui i manifestanti hanno scandito cori anche contro il ministro dell’Interno, Fathi Bashagha. Le proteste si sono estese per gli stessi motivi alla vicina città di Sabratha, dove gruppi di manifestanti sono scesi in piazza per mostrare solidarietà  ai giovani di Zawiya, denunciando essere stati colpiti da colpi d’arma da fuoco sparati dalle milizie.
Intanto, sul fronte ‘cessate il fuoco’ si registrano i primi dietrofront. Ahmed al Mismari, il portavoce del Lna, l’esercito nazionale libico guidato da Khalifa Haftar in una conferenza stampa ha respinto l’iniziativa di cessate il fuoco di al-Sarraj definendola “marketing mediatico”.
La conferenza è stata riportata dal quotidiano al Wasat sottolineando che Haftar non si è pronunciato personalmente.
Mismari ha puntato il dito contro Tripoli affermando che l’iniziativa “è fumo negli occhi” e accusando che in realtà nasconde il tentativo di attaccare Sirte.
Secondo Mismari, dopo una riunione tenutasi oggi alle 11 del mattino che includeva il vice capo di stato maggiore turco e un certo numero di ufficiali e leader della milizia di Misurata, sono iniziati spostamenti di navi e di forze di terra.
Se così fosse è facile prevedere che le forze che avanzano si preparino ad attaccare le unità di Haftar a Sirte e Jufra, per avanzare poi verso la zona petrolifera, Buraiqah e Ras Lanuf.
“Vi sembrano mosse e una mobilitazione per un cessate il fuoco?” ha sottolineato il portavoce di Lna rivolgendosi ai giornalisti concludendo che le loro forze armate “sono pronte a fronteggiare il nemico se pensa si continuare ad avanzare verso Sirte”.
Un nulla di fatto, quindi, la dichiarazione rilasciata ieri in contemporanea da Fayez al-Sarraj, sostenuto dalle Nazioni Unite  e dal portavoce del Parlamento di Tobruk Aguila Saleh, legato al generale Haftar. I negoziati portati avanti sotto l’egida dell’Onu nel tentativo di evitare una nuova escalation militare non sono destinati a portare alla fine delle ostilità.
Come avevamo anticipato, pensare che la Libia fosse vicina a una pace duratura era alquanto prematuro

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