I raid indiscriminati hanno ferito in diretta anche uno dei caporedattori del Miraya International Network, Fadi Boudiya, mentre stava trasmettendo le ultime notizie dalla sua abitazione a Baalbek.
Dallo scorso lunedì sono in atto una serie di attacchi aerei in molti villaggi e città del Libano, dopo pesanti raid al confine.
Il suono sinistro dei missili ha risuonato nella città di Jiyeh, a sud di Beirut, e nella valle della Bekaa, e oggi una serie di intensi bombardamenti ha sconvolto la stessa Beirut. Un palazzo residenziale di sei piani è stato raso al suolo, e con l’edificio si sono disintegrato le vite di tutti coloro che lo abitavano.
Le foto mostrano ancora le fiamme che ardono tra le macerie.
Il target di Israele era Nasrallah, che però, dalle prime dichiarazioni, pare non fosse lì e sia illeso, altrove. E questo dovrebbe giustificare l’uccisione di centinaia di persone?! Si può pensare che si possa radere al suolo condomini abitati da civili perché l’obiettivo è distruggere Hezbollah ad ogni costo? Eppure si parla di obiettivi ben precisi, ma sembra che di preciso abbiano solo una volontà di distruzione totale, senza alcun riguardo per la popolazione civile, che sta pagando un prezzo incredibilmente alto, anche in Libano.
Dallo scorso lunedì, l’esercito israeliano aveva inviato una serie di messaggi telefonici, in cui si spingeva la popolazione del sud e della parte est del Libano, decine di migliaia di persone, a lasciare le proprie abitazioni, evacuare la città e trovare rifugio altrove, perché ci sarebbe stato un attacco aereo contro Hezbollah. Anche le stazioni radio hanno interrotto i programmi per trasmettere il comunicato delle truppe israeliane di occupazione. Un fiume di persone e di automobili ha subito congestionato le strade, i cittadini, presi dal panico, hanno iniziato a mettersi in marcia in cerca di un posto sicuro.
Persino il Ministro dell’informazione Libanese, Ziad Makary, ha ricevuto il messaggio automatico di evacuazione.
Secondo il direttore della compagnia Libanese di Telecomunicazioni Ogero,
lmad Kreidieh, sono stati inviati più di 80,000 messaggi e ha aggiunto che “Si è trattato di una vera guerra psicologica, per provocare spavento, caos e rovina” nei cittadini.
L’esercito israeliano, oltre a mandare messaggi telefonici, ha lanciato messaggi da un sito web chiamato “al-Munqiz”
(Il soccorritore), dando istruzioni per l’evacuazione, incluse le distanze da casa alle principali strade percorribili, soprattutto nel sud del paese, dove Hezbollah è più presente. Per ricevere le istruzioni era necessario registrare la propria posizione e i propri dati, dunque sarebbe stato un altro modo per carpire informazioni da una popolazione terrorizzata.
Intanto continuano i bombardamenti anche su Gaza e sulle città circostanti.
Ancora fuoco, ancora vittime innocenti, ancora bombe sugli edifici scolastici che fanno da rifugio a migliaia di sfollati, che non sanno più dove andare. Numerose esplosioni si sono succedute in zone residenziali, anche a sud-est del quartiere Zaytoun, del distretto dell’Università di Gaza e di Tel Hawi.
Giovedì 26 è avvenuta l’ennesima strage nella scuola Al Fallouja a Jabalia, a Gaza nord, in cui hanno preso la vita almeno 15 persone e decine sono rimaste seriamente ferite. Naturalmente l’esercito israeliano ha dichiarato di aver colpito l’obiettivo perché sarebbe stato usato come base dai militanti palestinesi. Di nuovo si fa passare come operazione “chirurgica” una strage che ha colpito famiglie inermi, bambini, anziani. Ci sono migliaia di orfani ormai a Gaza, bambini rimasti soli al mondo, così come genitori che hanno perso tutti i loro figli, svuotati, e vecchi completamente soli. Chi si prenderà cura di loro?