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La guerra tra Russia e Ucraina pesa anche sull’economia africana

Nonostante si trovino a migliaia di chilometri dall’Ucraina, i Paesi africani risentono dell’impatto della guerra con la Russia a causa dell’aumento dei beni dei prodotti di base. Come ha ricordato l’agenzia delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’agricoltura (Fao), la Russia e l’Ucraina prima del conflitto assicuravano il 24% della fornitura mondiale di grano. Ad aumentare a livello globale infatti sono principalmente i costi per la farina e i fertilizzanti. Questo genera un impatto dal Marocco all’Egitto, tra i principali importatori di grano dall’Europa orientale, ma anche oltre il Sahel non si va più al mercato senza timori: anche Nigeria e Sudan sono in testa per importazioni, fino al Malawi, dove il prezzo dell’olio di girasole – impiegato per cucinare – già costa il doppio e il pane è aumentato del 40%. In Repubblica democratica del Congo, se fino a poche settimane fa un sacco di zucchero da 50 chili costava circa 43 dollari, ora tocca i 60. Secondo la stampa africana, sono raddoppiati i costi di olio da cucina riso e masi. In Nigeria invece a preoccupare è anche l’aumento del costo del carburante, perché sta alimentando l’inflazione e a sua volta incoraggia l’impennata del paniere alimentare, dal momento che i trasporti sono più salati. Oltre ad essere Paesi con larghe sacche di povertà e insicurezza lavorativa, accolgono anche una vasta popolazione di religione nusulmana. All’approssimarsi quindi del mese sacro di Ramadan, che inizierà ad aprile, si prevede che l’aumento dei beni alimentari graverà ulteriormente sul bilancio delle famiglie. L’impatto della guerra russo-ucraina sarà invece meno forte in quei Paesi dell’Africa che importano principalmente il riso, come ad esempio la Costa d’Avorio, un bene che peraltro secondo la Fao è destinato ad aumentare in termini di stock nel corso del tempo.

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