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L’8 marzo delle donne africane

Pensieri sparsi dal nord al sud Africa…non bastano ad abbracciare le donne. Tutte e ciascuna d’ogni età e d’ogni villaggio, d’ogni Stato del Continente nero. Tantissime. Milioni di donne vive e dimenticate. Ignorate. Sopraffatte da destini crudeli. Oppresse. Instancabili lottatrici. Mutilate. Femmes cousues. Infibulate. Defibulate. Bambine già donne e spose bambine. Lacrime, vagiti, morsi della fame e sorrisi di mamme nella solitudine di capanni arredati di niente con tre, quattro figli da crescere … a poco meno poco più di diciotto anni e via altri segni sul corpo e nell’anima con l’avanzare dell’età. Tante storie. Tanta morte. Tanta vita … Violata. Oltraggiata. Calpestata. Disumana. Pensieri bui in questi giorni tristi s’intrecciano con le vite più disparate di popoli e genti piegati da guerre, carestie, fame e soprusi. D’improvviso un’inspiegabile altra pazza guerra rapisce tutti. Distrugge. Annienta. Uccide. È una tragedia umana…una catastrofe umanitaria…gli occhi del mondo son tutti lí. In Ucraina e Paesi vicini. Di fianco i fratelli d’un tempo…la Russia armata. E l’Africa è ancora più sola. Raggirata. Ingannata. Dimenticata, lí, con le sue guerre intestine e le rose del deserto. Con all’orecchio i gelsomini di questa nuova primavera che verrà sempre diversa, sempre uguale con sogni mai sognati che illuminano gli occhi scuri, neri di giovani donne che affondano piedi e mani nelle sabbie, affrontano dune, attraversano deserti, raggiungono sponde, si tuffano in acque, salgono su barchini, annegano ad un passo da terra, approdano, toccano nuova terra, respirano libertà. Altre milioni di donne restano nella povertà. Prive d’ogni cosa, private della libertà, obbligate in sposa, costrette a matrimoni adolescenziali. Deprivate di cibo, libertà e scuola. A smuovere, qualche mese fa, la stagnazione del vivere quotidiano, ci ha pensato l’ AU/CIEFFA- African Union International Centre for Girls and Women”s Education in Africa, che ha organizzato una sessione sul tema “ Sfruttare l’educazione delle ragazze per l’Africa che vogliamo”. Una disperata goccia di speranza. Nel Sud Sudan, di cui racconta a fondo nelle sue inchieste sul campo il direttore di Focus on Arica Antonella Napoli, gran parte delle ragazze si sposa al di sotto dei 18 anni e il tasso di istruzione, secondo una stima Unesco, è il più basso del mondo, pari a circa il quattro per cento. Nella gran parte d’Africa le bambine non vanno a scuola perché abitano a distanza di decine e decine di chilometri. Bambine badano ai pochi animali utili alla sopravvivenza della famiglia e rassettano casa. Bambine vanno a servizio da mane a sera per una scodella di cous cous da portare ai fratellini. Senza scuola resta chi appartiene ad una etnia ristretta e sconosciuta al maestro. La disabilità è messa all’indice. Resta fuori casa. Allontanata. Adolescenti rinunciano all’istruzione perché violentate sulla strada che porta a scuola o violate e violentate proprio a scuola. Questa rubrica, oggi, è per loro. Per le donne d’Africa. Per i milioni di donne che resistono nella povertà del loro Continente. Per le migliaia di donne che resistono nell’Africa italiana.

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