È stata ristabilita la calma al campo profughi di Kakuma in Kenya, a seguito di violenti scontri tra le comunità Nuer e Anyuak che hanno causato 14 vittime.
Gli scontri interetnici hanno provocato la chiusura temporanea delle istituzioni scolastiche e l’evacuazione di numerose famiglie. Grazie all’intervento degli anziani locali, tuttavia, è stata raggiunta una tregua tra le fazioni in conflitto. Le organizzazioni umanitarie stanno attivamente supportando la ricostruzione del campo e la riapertura delle scuole.
I profughi ospitati nel campo di Kakuma provengono principalmente dal Sud Sudan, in particolare dalle comunità Nuer e Anyuak.
Tuttavia, il campo ospita anche profughi provenienti da altri paesi della regione, tra cui Somalia, Repubblica Democratica del Congo e Etiopia. Nel 2023, si stimava che il campo di Kakuma ospitasse oltre 225.000 persone, rendendolo uno dei più grandi campi profughi al mondo.
Il campo di Kakuma offre ai profughi un rifugio sicuro e l’accesso a servizi essenziali come cibo, acqua, cure mediche e istruzione. Tuttavia, le condizioni di vita nel campo sono spesso difficili e precarie. I profughi devono affrontare sfide come la mancanza di alloggi adeguati, l’insicurezza alimentare e la scarsa disponibilità di acqua potabile.
Le ragioni precise degli scontri tra le comunità Nuer e Anyuak non sono del tutto chiare, ma sicuramente scaturiscono da una combinazione di fattori, come la competizione per risorse scarse (cibo, acqua e alloggi); traumi pregressi che possono portare a risentimenti e ostilità.
Rifugiati e membri della comunità locale esprimono fiducia nel ritorno alla pace e alla coesistenza pacifica, per cui il ristabilimento della calma al campo profughi di Kakuma rappresenta un passo fondamentale verso la ricostruzione e la normalizzazione della vita quotidiana, sebbene questa tregua appaia piuttosto fragile.