Il Kenya si trova di fronte a una grave crisi finanziaria che sta spingendo il governo a considerare l’introduzione di nuove misure fiscali, nonostante il rischio di riaccendere le proteste che hanno già scosso il paese nei mesi precedenti. A giugno 2024, la discussione sulla legge delle finanze pubbliche ha scatenato un vasto movimento di protesta, soprattutto tra i giovani, culminato in settimane di manifestazioni violente che hanno provocato la morte di circa 50 persone. A seguito delle forti pressioni e del malcontento popolare, il presidente William Ruto è stato costretto a ritirare il disegno di legge il 26 giugno, il che ha portato a una temporanea calma.
Nonostante questo, il governo ha annunciato nuovamente l’intenzione di introdurre nuove tasse, con poche informazioni dettagliate disponibili al momento. Si sa però che verrà reintrodotta l’ecotassa, una misura molto contestata dalle imprese, mentre alcuni beni essenziali come gli assorbenti saranno esentati dagli aumenti. La decisione arriva in un contesto in cui il governo sta lottando con un deficit nel bilancio pubblico, aggravato dal recente annullamento di alcune tasse da parte della Corte d’appello, considerandole incostituzionali.
Il buco nel bilancio pubblico, equivalente a 2,4 miliardi di euro, è dovuto anche all’annullamento della precedente legge fiscale, e il governo ha ora difficoltà a finanziare i progetti di sviluppo. Attualmente, circa il 70% delle entrate statali viene utilizzato per rimborsare i prestiti accumulati nel tempo, una situazione che mette ulteriore pressione sulla spesa pubblica.
Esperti economici come Jason Braganza, direttore della ONG panafricana Afrodad, attribuiscono la crisi a proposte fiscali considerate eccessivamente punitive e alla percezione diffusa di una gestione del debito pubblico poco trasparente e responsabile. Kwame Owino, direttore del Kenya Institute of Economic Affairs, ha sottolineato che il debito accumulato dal governo a partire dal 2013-2014 ha raggiunto livelli insostenibili, con le scadenze dei prestiti, come gli Eurobond, che mettono ulteriormente sotto pressione le finanze statali.
Di fronte a questa situazione, cresce il timore che la nuova ondata di tasse possa scatenare nuovamente proteste tra la popolazione, già esasperata dalla difficile situazione economica e dalle percezioni di mala gestione da parte del governo. Le proteste potrebbero quindi riprendere, minacciando la stabilità sociale del paese.