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Focus internazionale

Iran, zan zendeghì azadi / donna vita libertà: due anni dopo

Numerosi appelli risuonano, sia dentro che fuori l'Iran, per tornare in strada e protestare contro un regime che continua a schiacciare ogni richiesta di libertà

Possiamo voltare le spalle a Mahsa, Nikkas, Khadanur, Kiyan e Shahriars, a tutti quelli che hanno perso la vita per il diritto alla libertà?


Alle soglie del secondo anniversario dell’omicidio di Mahsa Amini e dell’inizio della rivoluzione iraniana con lo slogan “Donna, vita, libertà”, numerosi appelli risuonano, sia dentro che fuori l’Iran, per tornare in strada e protestare contro un regime che continua a schiacciare ogni richiesta di libertà.
In un paese che sta affrontando una grave crisi economica e un preoccupante momento politico, i Guardiani della morale continuano a reprimere tutti coloro che osano sfidare le restrizioni imposte.
“Ritorneremo per le strade” è il grido che arriva anche dai siti web, un invito per tutti ad unirsi al coro per chiedere diritti e libertà. Il volto di chi ha perso un occhio, a causa dei proiettili sparati dalla polizia al volto, ad altezza d’uomo, durante la tremenda repressione seguita alla rivolte scoppiate in tutto il paese, ci ricorda la crudeltà di un governo che schiaccia con violenza e preferisce mutilare, incarcerare, torturare e mandare a morte migliaia di persone, piuttosto che ascoltare le loro legittime richieste.


Ma i giovani iraniani ci mettono la faccia, mostrano il volto apertamente, sfidando le ire di un regime che non vuole capire, che continua ostinatamente a voler mantenere il popolo iraniano sotto il giogo della paura.

Sono la voce dei detenuti perché hanno chiesto la libertà, la voce delle donne, la voce dei condannati a morte, la voce degli insegnanti, la voce degli infermieri, la voce delle lavoratrici, la voce dei pensionati, la voce degli occhi feriti, la voce degli studenti e la voce della società arcobaleno del’Iran.
Chiedono di riempire le strade delle città iraniane e del mondo:
“Siamo la voce di tutti coloro che gridano giustizia nell’asfissia del regime islamico, ma nessuno li sente…”
Possiamo voltare le spalle a Mahsa, Nikkas, Khadanur, Kiyan e Shahriars, a tutti quelli che hanno perso la vita per il diritto alla libertà?

 

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