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In Egitto tornano in libertà alcuni prigionieri di coscienza, dopo anni di detenzione

Le immagini descrivono una gioia incontenibile, quella che si sprigiona le poche volte in cui attiviste e attivisti per i diritti umani vengono scarcerati dalle autorità egiziane. Il 2 giugno, la gioia è stata di Abdelrahman Tarek (detto Moka, nella foto diffusa da Amnesty International della sua liberazione) Kholoud Saeed, in detenzione arbitraria da oltre quattro anni, Hussein Khamis, Alaa Essam Ramadan e Mohamed Mohieldin.
Fanno parte di un gruppo di 11 prigionieri politici e di coscienza dei quali, negli ultimi giorni di maggio, la magistratura del Cairo aveva ordinato la scarcerazione su raccomandazione del riattivato Comitato presidenziale per la grazia.
Il Comitato, composto da due parlamentari, un ex ministro e due figure indipendenti, ha dichiarato di aver sottoposto una lista di “oltre 1000 prigionieri politici” alle agenzie di sicurezza per la loro valutazione.
Il problema è esattamente questo: proprio le agenzie di sicurezza, soprattutto l’Agenzia per la sicurezza nazionale, si oppongono regolarmentealla scarcerazione di detenuti politici così come attivisti di alto profilo che ebbero un ruolo importante nella rivoluzione del 25 gennaio 2011. La vicenda più clamorosa è quella di Anas al-Beltagy, figlio di un leader della Fratellanza musulmana, che resta in carcere dal dicembre 2014 nonostante sia stato assolto in quattro diversi processi. Ogni volta che un giudice ha ordinato il suo rilascio, l’Agenzia si è opposta.
Preoccupa inoltre la dichiarazione fatta il 9 maggio da Tarek al-Kholi, membro del Comitato presidenziale per la grazia, secondo il quale gli “appartenenti a gruppi terroristici” o detenuti coinvolti in atti di violenza sarebbero stati esclusi dalla lista: un’affermazione allarmante, dato che migliaia di persone sono in detenzione preventiva sulla base di infondate accuse di “appartenenza a gruppi di terrorismo”. 

Secondo quanto riferito dal portale indipendente Mada Masr, una fonte vicina al Comitato presidenziale per la grazia ha escluso che le scarcerazioni possano riguardare il noto attivista Alaa Abd el-Fattah, che sta scontando una condanna a cinque anni di carcere e ha superato i 60 giorni di sciopero della fame, e Ahmed Douma, condannato a 15 anni al termine di un processo iniquo per aver preso parte a manifestazioni antigovernative.

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