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Immigrazione, la solitudine istituzionale dei sindaci dei porti di frontiera
Capita sovente che molti sindaci di porti di frontiera rendano noto il proprio disagio personale e politico per dichiarare la solitudine istituzionale di fronte al problema dell’accoglienza dei migranti. A fare questo è tra gli altri Totò Martello, primo cittadino di Lampedusa, approdo sicuro per la salvezza di tanti che, altrimenti, andrebbero incontro ad un crudele destino.
Colpisce, in questo senso, il contenuto di una recente intervista, nella quale egli denunzia lo stallo istituzionale e di aver ricevuto attacchi mediatici da parte di chi, invero, non solo a volte ha creato questa impasse, ma sicuramente non contribuisce a superarla.
Questa situazione, però, non riguarda solo la piccola isola delle Pelagie, ma da anni ormai coinvolge molti altri porti siciliani: anzi, ad essere precisi potremmo dire che l’accoglienza riguarda tutti gli abitanti della Sicilia, spesso isolati e scoraggiati a causa di una Europa che sembra troppo spesso considerare questo fenomeno come locale e non come internazionale.
Se di questo hanno consapevolezza in molti, ovunque, lamaggiore premura nella ricerca di soluzioni sistemiche sorge come disperata richiesta da parte di tanti amministratori locali, che si trovano a dover quotidianamente sostenere diffusamente l’accoglienza,senza mai lasciare indietro ogni altro aspetto del loro impegno verso i propri concittadini.
La consapevolezza e la premura sono i piatti della bilancia che oscillano anche a Pozzallo, allorquando – spente le luci dei servizi di cronaca – resta da gestire l’ospitalità, con sempre meno risorse economiche e maggiori arrivi.
Per questo, nell’esprimere solidarietà al Sindaco di Lampedusa, la estendiamo ad ogni altro amministratore siciliano che vive le sue stesse difficoltà e criticità, del cui carico dovrebbe farsi ogni europeo, come parte di una comunità di cooperazione e solidarietà, come i valori fondanti della cittadinanza.
Le difficoltà, però, non si risolvono (solo) a mezzo stampa.
Per accogliere servono risorse economiche, questo é ormai noto a tutti: cominciamo cercando di distribuire queste risorse in modo adeguato e non in base alla visibilità mediatica.
Quando si parla di immigrazione le buone intenzioni non bastano e le invocazioni all’Europa restano fini a se stesse,se poi la maggior parte degli Stati volgono lo sguardoaltrove.
Per affrontare questa delicata situazione bisogna innanzi tutto dire la verità sui fatti: è fuori luogo parlare di “invasione” dei migranti perché smentito dai numeri e perché rischia di diventare l’unico vessillo di chi ha interesse a concentrarsi più sulla lotta a chi salva che sulla ricerca di chi affonda.
Necessariamente bisognerà comprendere che la lotta al traffico di esseri umani deve essere condotta con ogni mezzo, così come servirà l’impegno di tutti gli Stati dell’Unione Europea, a cooperare per un sistema di accoglienza pro quota parte, che inverta la tendenza a considerare la Sicilia approdo spinato.
Citando Giorgio La Pira, pozzallese di nascita, allorché già nel 1962 spese parole di estrema attualità nel definire l’Italia ponte di Pace sul “ricevere integrazione” : “ […] dell’autentica Europa, quella che ha, per vocazione, le frontiere aperte verso tutti i popoli, verso tutte le civiltà, verso tutti i continenti e in tutte le direzioni del mondo”.
Le parole del Sindaco Santo, da sole, basterebbero a spiegare cosa dovrebbe essere l’Europa oggi e cosa è necessario che l’Europa sia per la Sicilia.