Skip to content
Analisi & approfondimenti

Guinea, sentenza storica: giustizia dopo 15 anni per la strage di Conakry

Condannati gli autori del massacro del 28 settembre 2009: oltre 150 persone furono uccise e decine di donne violentate in uno stadiio

Il 31 luglio 2024, il Tribunale Penale di Dixinn, trasferito presso la Corte d’Appello di Conakry, ha emesso un verdetto storico nel processo per il massacro del 28 settembre 2009. In quell’occasione, oltre 150 persone furono uccise e decine di donne violentate nello stadio di Conakry. Otto dei dodici imputati sono stati dichiarati colpevoli di crimini contro l’umanità, mentre gli altri quattro sono stati assolti dall’accusa per “reato non imputabile”.

 La decisione della Corte di riclassificare i fatti proprio come “crimini contro l’umanità” ha permesso di riconoscere la gravità degli atti commessi, compresi i crimini sessuali. L’ex presidente della giunta guineana, Moussa Dadis Camara, e sei alti ufficiali sono stati condannati a pene pesanti, che vanno dai 10 anni di carcere all’ergastolo. Questa sentenza rappresenta una vittoria significativa per tutti i difensori dei diritti umani e per coloro che chiedono giustizia.

Questa decisione del tribunale invia un messaggio chiaro a tutti i leader e alle forze di difesa e di sicurezza di tutto il mondo: i tempi per ottenere giustizia possono essere lunghi, ma la lotta contro l’impunità sarà portata avanti a tutti i livelli, dai tribunali nazionali ai regionali, fino a quelli internazionali. Questo processo segna una svolta decisiva nella storia della Guinea, rompendo il ciclo di impunità per le gravi violazioni dei diritti umani che sono state regolarmente commesse dal 1958 dalle forze di difesa e di sicurezza e dagli alti dirigenti politici. Nonostante le pressioni, la giustizia guineana è riuscita a portare a buon fine questo processo storico. La determinazione delle autorità guineane di perseguire e processare i crimini commessi sul proprio territorio dimostra la capacità del paese di affrontare le proprie sfide interne e di garantire che i responsabili delle atrocità siano chiamati a rispondere delle loro azioni. Questo verdetto storico può servire da monito in tutto il mondo, Guinea compresa, dove l’uso illegale delle armi da fuoco e l’uso eccessivo della forza durante le manifestazioni rimane tutt’ora un problema centrale, anche sotto l’attuale regime.

La Guinea ha dimostrato di avere la capacità e la determinazione di affrontare i crimini commessi sul suo territorio: un esempio di complementarità tra CPI (Corte Penale Internazionale) e giurisdizione nazionale. È così la prima volta, in Africa, che uno Stato ha indagato, perseguito e processato i principali responsabili di crimini sotto la giurisdizione della CPI e ancora la prima che vede un ex Capo di Stato condannato per crimini contro l’umanità in Guinea.

 

Un mio parente è stato vittima di queste atrocità ed esprimo dunque la mia soddisfazione affermando di non nutrire rancore nei confronti dei condannati.

Così come lo sono tutti i guineiani, anche io sono davvero felice che dopo 15 lunghi anni di attesa questo 31 luglio giustizia è stata fatta. Quando il processo è iniziato, pensavo che il mio parente non avrebbe mai avuto giustizia: non credevo si sarebbe mai arrivati a una fine. Mi auguro ora che si apra un altro processo per le persone vittime durante il regno del dittatore Alpha Condé. Questa sentenza rappresenta un segnale di speranza per tutte le vittime di atrocità passate.

In una dichiarazione rilasciata recentemente, L’Ufficio del Procuratore della CPI ha accolto con favore la condanna dell’ex presidente Moussa Dadis Camara e di altri ufficiali per il massacro del 28 settembre 2009. La sentenza, che ha inflitto a Camara 20 anni di reclusione, è vista come un punto di svolta nell’accertamento della verità e nella responsabilità per le atrocità commesse.

Secondo l’Ufficio della CPI, i giudici guineani hanno dimostrato che nessuno è al di sopra della legge e che chi commette un qualsiasi crimine previsto dallo Statuto di Roma dovrà affrontare la giustizia. Questa sentenza è considerata un momento cruciale per tutti gli Stati che riconoscono l’autorità della Corte, evidenziando come la cooperazione possa ridurre l’impunità. La Procura spera che le vittime trovino giustizia e conforto e che questo evento apra la strada a una maggiore lotta contro l’impunità in Guinea.

Il Contesto Storico

Il 28 settembre 2009, la Guinea ha vissuto uno dei giorni più tragici della sua storia recente. In quella data, almeno 156 persone sono state brutalmente uccise da varie forze armate, e più di 109 ragazze e donne sono state vittime di stupri e altre violenze sessuali, comprese mutilazioni e schiavitù sessuale. Questi dati scioccanti sono stati riportati dalla Commissione Internazionale di Inchiesta.

Quel 28 settembre, le vittime si erano radunate nello stadio di Conakry per protestare contro l’intenzione del leader della transizione militare Moussa Dadis Camara di candidarsi alle elezioni presidenziali. Camara, allora capo del Comitato Nazionale per la Democrazia e lo Sviluppo, era salito al potere dopo un colpo di stato. La manifestazione pacifica si è trasformata in un bagno di sangue quando le forze armate hanno aperto il fuoco sui manifestanti.

Amnesty International ha pubblicato un rapporto su questi eventi nel febbraio 2010, denunciando le atrocità commesse e chiedendo giustizia per le vittime. La Corte Penale Internazionale avevaaperto un esame preliminare il 14 ottobre 2009 per indagare sui crimini commessi. Tuttavia, il 29 settembre 2022, il procuratore della CPI ha chiuso l’esame preliminare, riconoscendo la capacità e la volontà della Guinea di perseguire e processare lei stessa idetti crimini.

Il massacro del 28 settembre 2009 rimane una ferita aperta nella storia della Guinea. Tuttavia, la determinazione delle vittime, delle organizzazioni per i diritti umani e delle autorità guineane offre una speranza di giustizia e riparazione. Questo tragico evento serve oggi come monito per il mondo intero sull’importanza di proteggere i diritti umani e di perseguire i responsabili di crimini contro l’umanità.

 

Articoli correlati
Torna su