Il 5 settembre 2024 segna il terzo anniversario del colpo di stato in Guinea, un evento che ha visto i militari fedeli all’ex presidente Alpha Condé prendere il controllo del paese. Alpha Condé, che aveva governato con potere quasi assoluto per undici anni, è stato deposto dai militari il 5 settembre 2021. Questo evento ha segnato la fine di un’era per la Guinea, ma ha anche aperto un nuovo capitolo di incertezza e cambiamento.
Il contesto del colpo di stato
Alpha Condé, nato il 4 marzo 1938, è stato il primo presidente democraticamente eletto della Guinea. La sua presidenza iniziò con grandi speranze di riforme democratiche e sviluppo economico. Tuttavia, il suo governo fu segnato da accuse di corruzione, violazioni dei diritti umani e repressione delle opposizioni. Nel 2020, Condé modificò la Costituzione per permettergli di candidarsi per un terzo mandato, scatenando proteste diffuse e accuse di autoritarismo. Il colpo di stato del 2021 fu accolto con entusiasmo da molti guineani, stanchi del regime di Condé. Tuttavia, la transizione verso un governo stabile e democratico è stata lenta e piena di ostacoli. Il generale Doumbouya, ex legionario francese, promise riforme e un ritorno alla democrazia. Questo evento ha segnato la fine di un’era per la Guinea, ma ha anche aperto un nuovo capitolo di incertezza e cambiamento.
La situazione attuale
Tre anni dopo il colpo di Stato che ha portato al potere il generale Mamadi Doumbouya, la situazione in Guinea rimane complessa e instabile. Doumbouya, è attualmente Presidente sia della Guinea che del Comitato Nazionale per la Riconciliazione e lo Sviluppo (CNRD). Tuttavia, la sua popolarità è diminuita significativamente. Le folle hanno messo di acclamarlo come prima: quando appare in pubblico, è piuttosto circondato da molti più soldati armati che da sostenitori.
Le azioni del CNRD e del suo clan, insieme alla mancata chiarezza nelle dichiarazioni, hanno gravemente compromesso la loro immagine verso i guineani. La popolazione esprime crescente sfiducia verso il gruppo dirigente, accusato di manovre poco trasparenti e decisioni controverse. La credibilità del CNRD è in declino, con ripercussioni significative sulla stabilità politica e sociale del paese. Le recenti proteste e le richieste di maggiore trasparenza e responsabilità da parte dei cittadini evidenziano un malcontento diffuso. Oltre alla crisi politica, la Guinea sta affrontando gravi sfide economiche. L’inflazione è in aumento, e molti guineani lottano per soddisfare i bisogni di base. La disoccupazione è alta, soprattutto tra i giovani, e la mancanza di opportunità economiche sta alimentando il malcontento. Il governo del CNRD ha promesso riforme economiche, ma i risultati tardano ad arrivare, e la pazienza della popolazione è sempre più limitata.
La situazione dei diritti umani in Guinea è preoccupante. Le organizzazioni internazionali hanno denunciato violazioni dei diritti umani, tra cui arresti arbitrari, torture e repressione delle proteste. La libertà di stampa è limitata e i giornalisti che criticano il governo rischiano ritorsioni. Queste violazioni stanno ulteriormente erodendo la fiducia della popolazione nel governo del CNRD.
Doumbouya ha anche affrontato l’ostracismo da parte di alcuni membri dell’esercito, contrari al suo affidamento alle forze speciali. Questo malcontento interno ha portato all’inizio di gennaio 2024 a un tentativo di colpo di stato. Tra le persone coinvolte nell’attentato c’era un ex alleato di Doumbouya e un personaggio chiave nella sua presa di potere, Alia Camara. Questo evento riflette le crescenti tensioni all’interno del governo e mette in discussione la stabilità del regime di Doumbouya.
Il leader guineano Doumbouya, inizialmente salutato come un eroe dopo la presa del potere, ha promesso riforme e un passaggio al governo civile. Tuttavia, le sue azioni repressive in materia di tortura, repressione delle manifestazioni, arresti arbitrari e media hanno sollevato dubbi sulla sua reale intenzione di promuovere la democrazia. Le autorità hanno bloccato o sospeso diversi media e siti web, giustificando queste azioni per motivi di sicurezza nazionale. Questa misura ha attirato le critiche delle organizzazioni internazionali e locali, che hanno espresso la loro preoccupazione per la libertà di stampa e di espressione in Guinea.
Il CNRD aveva concordato con la comunità Economica degli Stati Occidentale (ECOWAS) che la transizione politica in Guinea sarebbe dovuta terminare nel dicembre 2024. Tuttavia, il ritorno dei civili al potere è stato subordinato al completamento di una serie di progetti cruciali. Tra questi progetti figurarono lo svolgimento delle elezioni comunali, legislative e presidenziali, nonché il censimento generale della popolazione. Tuttavia, ci sono preoccupazioni sulla capacità del governo di rispettare le scadenze stabilite soprattutto in un contesto di crescente instabilità.
Secondo il clan Doumbouya, il completamento di questi progetti è essenziale per garantire una transizione ordinata e stabile. Il primo ministro guineano, Bah Oury, ha dichiarato che il governo si sta impegnando a fondo per mettere la Guinea nelle migliori condizioni possibili per affrontare e risolvere i problemi che la affliggono sin dall’indipendenza. Questi problemi includono la corruzione, l’instabilità politica e le difficoltà economiche.
Con l’avvicinarsi di dicembre, ovvero del termine stabilito per la fine della transizione con l’ECOWAS, le autorità hanno iniziato a rafforzare le misure di sicurezza e a monitorare più da vicino i media e le attività politiche.
Ad aggiunge ulteriore complessità alla situazione, rendendo il futuro politico del paese incerto e potenzialmente tumultuoso è la presenza di personalità come Alpha Condé, Cellou Dalein Diallo e Claude Pivi.
Alpha Condé è l’ex Presidente della Guinea che ancora si trova esiliato in Turchia. Deposto da un colpo di stato il 5 settembre 2021, mantiene però stretti contatti con i militanti del suo ex partito: il Raggruppamento del Popolo Guineano (RPG). Nonostante la distanza, Condé continua a usare la sua penna come arma per denunciare l’uomo che lo ha estromesso dal potere; sta cercando di influenzare l’opinione pubblica e di mantenere viva la sua presenza politica.
Nel frattempo, l’ex primo ministro e oppositore di Alpha Condé, Cellou Dalein Diallo ha annunciato il suo rientro a Conakry attraverso il suo partito politico entro fine settembre. Diallo, in esilio pure lui tra Dakar e Parigi dal marzo 2022, spera di mobilitare l’opinione pubblica affinché la transizione termini come promesso alla fine del 2024. La sua strategia si basa sulla costruzione di un consenso popolare e sulla pressione internazionale per garantire elezioni libere e trasparenti. Il suo ritorno potrebbe rappresentare un punto di svolta cruciale nella politica guineana.
Un’altra figura che rappresenta una minaccia per Doumbouya è Claude Pivi, noto anche per essere l’uomo più ricercato della Guinea. Accusato di aver avuto un ruolo nel massacro del 28 settembre 2009, Pivi è un ex membro del Battaglione autonomo delle truppe aviotrasportate (Bata). È evaso dalla prigione centrale di Conakry il 4 novembre 2023. Il sostegno che ha conservato, soprattutto all’interno dell’esercito, è motivo di preoccupazione per il regime attuale.
Le sfide geopolitiche
La posizione di Doumbouya gli ha permesso di mantenere una certa neutralità, evitando particolari preoccupazioni internazionali, a differenza dei suoi omologhi in Mali, Burkina Faso e Niger. In passato, la Guinea condivideva una visione comune con questi paesima, con il passare del tempo, Doumbouya ha preso le distanze da leader come Assimi Goïta e Ibrahim Traoré. Mentre questi ultimi hanno adottato posizioni più decise e talvolta controverse, Doumbouya ha scelto una strada diversa, caratterizzata da una politica neutrale. Questa scelta riflette la volontà di Doumbouya di mantenere la Guinea fuori dalle tensioni regionali e di concentrarsi sulle sfide interne del paese. Tuttavia, questa distanza può anche isolare la Guinea dai suoi vicini, rendendo più difficile la cooperazione regionale su questioni di sicurezza e sviluppo.
Nel settembre 2023, durante un discorso all’Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York, Doumbouya ha dichiarato di non essere né pro né contro gli Stati Uniti, la Francia o la Russia. Si considera invece filo-africano, sottolineando l’importanza di un’Africa unita e indipendente. Questa dichiarazione riflette il suo impegno a mantenere la Guinea neutrale nelle relazioni internazionali, evitando di allinearsi con una particolare potenza mondiale. La visione filo-africana di Doumbouya riflette un impegno a lungo termine per un continenteunito e indipendente. Ma realizzare questa visione richiede un impegno continuo e la capacità di superare le divisioni esistenti. Solo il tempo dirà se Doumbouya riuscirà a mantenere questa posizione e a guidare la Guinea verso un futuro stabile e prospero.
Le sfide della neutralità
Nonostante i vantaggi della neutralità, Doumbouya ha dovuto affrontare diverse sfide ovvero: 1) critiche interne, dove la sua posizione neutrale ha suscitato dubbi da parte di alcuni membri della classe politica e dei media, i qualilo accusano di non prendere una posizione chiara su questioni internazionali cruciali; 2) supporto internazionale, dove la neutralità può rendere difficile ottenere supporto esterno in momenti di crisi, infatti i paesi alleati potrebbero essere riluttanti a intervenire in assenza di un chiaro allineamento politico.
Le opportunità della neutralità
La neutralità offre però anche diverse opportunità, ovvero: 1) l’attrazione di investimenti al fine di mantenereuna posizione equilibrata e attrarre capitali da altri paesi senza essere vincolata a particolari alleanze politiche; 2) la stabilità interna al fine di evitare conflitti derivanti da allineamenti politici controversi. Il successo di questa strategia dipenderà dalla capacità di Doumbouya di gestirele critiche interne e le dinamiche internazionali, mantenendo al contempo un equilibrio che favorisca la crescita e la coesione nazionale.
In conclusione, tre anni dopo il colpo di stato, la Guinea si trova in una situazione di grande incertezza. La perdita di popolarità del generale Doumbouya e del CNRD, le sfide economiche, le violazioni dei diritti umani e l’isolamento internazionale stanno creando un clima di instabilità e sfiducia. Il futuro del paese dipenderà dalla capacità del governo di rispondere alle richieste della popolazione e di avviare un processo di riconciliazione e sviluppo inclusivo. Solo attraverso un dialogo aperto e trasparente sarà possibile costruire una Guinea più stabile e prospera.