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Giornata mondiale contro la tortura, migliaia di vittime. Ancora troppi i governi aguzzini

A 36  anni dall’entrata in vigore della Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura, seppur ratificata da quasi 160 paesi, ancora molti, troppi governi utilizzano metodi rudimentali o sofisticati di tortura per estorcere informazioni, ottenere confessioni, mettere a tacere il dissenso o semplicemente come forma di punizione.

Oggi, come ogni 26 giugno, si celebra la Giornata internazionale a sostegno delle vittime di tortura, ricorrenza istituita dalle Nazioni Unite in questa data nel 1997 per due motivi: nel 1948, in questo giorno, fu siglata la Carta delle Nazioni Unite, primo strumento internazionale contenente l’obbligo per gli Stati di promuovere e incoraggiare il rispetto dei diritti umani, mentre il 26 giugno del 1984 entrava in vigore la Convenzione contro la tortura e altre pene o trattamenti crudeli, inumani o degradanti. Quell’accordo ha sancito il divieto all’utilizzo della tortura quale diritto in tutto il mondo.

Focus on Africa,  oltre a sostenere gli attivisti di Amnesty International che in oltre 55 paesi hanno promosso eventi, iniziative pubbliche e raccolte di firme per celebrare la giornata, ricorda che ancora oggi sono decine di migliaia le persone che subiscono la tortura in ogni parte del pianeta, in gran parte nel continente africano.
Emblematico il caso libico, le continue violazioni in Egitto o i recenti episodi in Nigeria di cui ci scrive Riccardo Noury.
Dal lancio della campagna ‘Stop alla tortura‘, il 13 maggio 2014, Amnesty International ha pubblicato, oltre che sui paesi citati, rapporti su Filippine, Marocco, Messico, Uzbekistan e molti altri in cui la tortura è praticata con allarmante frequenza in un clima di complessiva impunità.
Negli ultimi sei anni l’organizzazione internazionale per i diritti umani ha denunciato casi, isolati o regolari, di sevizie o altri maltrattamenti in 145 paesi. L’eliminazione della tortura resta una sfida globale, ‘deve’ essere un’ambizione globale  perché solo impegnandosi insieme è possibile raggiungere l’obiettivo di sopprimere o quanto meno limitRe il più possibile questa inaccettabile pratica criminale.

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