È piovuto stamattina a Gaza. Dopo una nottata di colpi di artiglieria e bombardamenti aerei, sono arrivate le prime gocce di pioggia sui rifugi e sulle tendopoli che occupano praticamente tutta la spiaggia.
Se da una parte “Ha lavato un po’ di tristezza dall’animo” come mi ha detto Mansour, dall’altra ha contribuito a rendere ancora più difficile la giornata di chi vive accampato. Il terreno polveroso è diventato fanghiglia, le condizioni igienico-sanitarie ancora più precarie.
Senza acqua, senza elettricità, medicinali e cibo sempre più scarsi, coabitazione forzata, caldo estremo e poi pioggia…i campi profughi sono sempre più simili a campi di concentramento, come gridano i palestinesi costretti a vivere da mesi in questo modo.
Mentre Israele piange il ritrovamento dei corpi di sei ostaggi rapiti in quel tragico 7 ottobre, non è una domenica tranquilla nella Striscia.
Un missile delle forze israeliane è caduto nuovamente nei pressi della Chiesa di San Porfirio, mentre i fedeli erano riuniti in preghiera, le immagini mostrano il terrore nei loro volti e i feriti che corrono verso l’uscita del luogo sacro. Purtroppo una casa adiacente alla Chiesa è stata centrata, e una donna e i suoi bambini, vittime innocenti, sono rimasti uccisi.
I jet israeliani hanno lanciato missili anche sull’Ospedale Al Mamdani (al-Ahli), gettando nel panico i pazienti, costretti ad evacuare il pronto soccorso. Il bilancio, finora, è di tre morti e decine di feriti.
Le forze di occupazione negli ultimi tre giorni stanno intensificando i raid anche sulle città circostanti, su Jenin e Ramallah, e continuano a danneggiare strade e infrastrutture. Il campo profughi di Nur Shams, a Tulkarem, ha subito un attacco massiccio proprio ieri, case e negozi sono stati bruciati.
La notte scorsa un’ambulanza è uscita fuori strada a causa del terreno dissestato. E proprio le ambulanze sono particolarmente prese di mira in questi giorni, fermate e controllate per un tempo così lungo da mettere a repentaglio la vita dei feriti.
L’UNRWA, l’agenzia delle Nazioni Unite che opera nella zona per fornire assistenza, ha momentaneamente sospeso il servizio nei campi della zona Ovest della Striscia a causa dei continui attacchi subiti dagli operatori, l’ultimo avvenuto pochi giorni fa, quando è stato colpito un convoglio umanitario che portava materiale medico per un ospedale a Rafah, e alcuni operatori sono rimasti uccisi, sebbene avessero ricevuto il permesso di transito dalle autorità di Israele.
“Stiamo smantellando il terrorismo che proviene dai campi profughi in Giudea e Samaria (Cisgiordania)”, ha dichiarato il capo di stato maggiore israeliano, Herzi Halevi.
La situazione sembra sempre più ad un punto di non ritorno e la popolazione palestinese è allo stremo.