La distruttività della guerra non si misura soltanto dai danni materiali che provoca, ma si conta anche dalla perdita della parte intellettuale della società.
“Se devo morire
Tu devi vivere
Per raccontare la mia storia.
Se devo morire,
che porti speranza,
che sia una storia”
Refaat Alareer
L’elenco dei nomi degli artisti, gli scrittori, i giornalisti, gli educatori, gli storici, gli scienziati e i professori universitari palestinesi uccisi nella guerra, insieme alle loro famiglie, si allunga di giorno in giorno e sta lasciando un vuoto incolmabile nel tessuto sociale di Gaza, una perdita che la società palestinese sentirà per le generazioni future.
Rashad Abu Sakhilah è stato il più giovane poeta in Palestina a pubblicare una raccolta di poesie. È morto all’età di 23 anni in un raid israeliano a Jabalia, Gaza, pochi giorni fa. La sua raccolta, “Lettere della Terra”, aveva avuto una grande eco, rappresentando l’essenza delle lotte e dei sogni della sua tormentata patria, dando voce al dolore e alla capacità di resilienza di un popolo che, nonostante stia sopportando un tale oltraggio da decenni, continua a sperare in un futuro di libertà.
“Rashad è stato ucciso per il suo talento e la sua ispirazione, per aver osato essere una voce di speranza in un mondo che ne ha disperatamente bisogno. Israele non sta prendendo di mira solo gli individui; sta cercando di spezzarci come popolo, di cancellare la cultura, l’identità e l’esistenza palestinese” dice Ahmed Najar, analista politico nonché drammaturgo.
Rashad era anche un attore, aveva recitato nella popolare serie televisiva locale “Fist of the Free”, interpretando un comandante di Hamas, ruolo che alcuni ipotizzano possa essergli costato la vita. “L’attore di Gaza nella serie prodotta da Hamas che prelude al massacro del 7 ottobre muore in un attacco aereo israeliano” ha titolato The Jerusalem Post, come se interpretare un personaggio scomodo, per un artista, sia una colpa da espiare con la morte.
Sui social media, su cui era molto seguito, aveva preso una posizione netta, si era espresso contro l’insensatezza della guerra, per la pace, non solo per i palestinesi, ma per tutti i popoli che si confrontano da anni con l’oppressione e la violenza.
La sua morte si somma ad una lunga serie di perdite di rappresentanti della cultura palestinese, che sembrano essere un bersaglio preciso da colpire.
Già lo scorso 6 dicembre era morto, in un raid aereo nella zona nord di Gaza, un altro importante protagonista del panorama culturale palestinese, Refaat Alareer, poeta, scrittore e professore universitario di letteratura comparata presso la Islamic University di Gaza, considerato uno dei leader della generazione dei nuovi autori della Striscia, di cui cercava di raccontare la vita sotto l’occupazione, usando la sua narrazione come strumento di resistenza.
Alareer è stato uno dei più strenui difensori del diritto dei palestinesi di resistere all’occupazione israeliana, e aveva promesso di “gettare la (sua) penna in faccia ai soldati” come ultima risorsa, se la sua casa fosse stata presa d’assalto, raccontano i suoi amici. Ha perso la vita insieme a suo fratello, sua sorella e i suoi tre figli.
L’organizzazione no-profit per la protezione dei diritti umani Euro-Med Monitor ha dichiarato che Alareer è stato deliberatamente preso di mira, “bombardato chirurgicamente l’intero edificio”, e che l’attacco aereo è arrivato dopo settimane di “minacce di morte che Refaat ha ricevuto online e per telefono da conti israeliani”. Anche il poeta, romanziere e attivista sociale Omar Fares Abu Shawish è stato ucciso durante il bombardamento del campo profughi di Nuseirat a Gaza, dove era nato e vissuto.
E ancora, altre vittime dell’assalto in corso da parte di lsraele sono state Muhammed Qraiqea, un giovane artista di 24 anni, noto anche all’estero per aver raffigurato le sofferenze del popolo palestinese e le realtà della vita sotto assedio a Gaza, la pittrice Heba Zagout, così come Inas Saqqa, nota attrice e drammaturga, una delle figure più influenti sulla scena teatrale di Gaza, una pioniera delle arti creative per i bambini nella Striscia.Tra le altre figure di spicco uccise dall’offensiva israeliana ci sono l’artista Heba Zaqout, lo scrittore Youssef Dawwas, il romanziere Nour Hajjej, il poeta Muhamed Ahmed, il fotografo Rushdi al-Sarraj, l’artista Ali Nasman e il dottor Hamam Allouh, l’unico specialista in nefrologia di Gaza.
La perdita di una parte così importante degli intellettuali palestinesi è irrimediabile, è un vuoto provocato, voluto, pianificato, organizzato. Sono uccisioni mirate a fare piazza pulita delle voci della comunicazione e del dissenso. Ma queste voci continuano a parlare, a parlarci. Parliamone ancora.