La stampa ancora bersaglio dell’esercito israeliano, che non garantisce la sicurezza dell’informazione.
I giornalisti Ayman Nubani e Mohammad Mansour, dell’agenzia giornalistica WAFA News, sono stati colpiti da un attacco israeliano mentre documentavano le operazioni militari nel villaggio di Kafr Dan, ad ovest di Jenin, nella zona occupata della Cisgiordania.
Dal 28 agosto scorso l’esercito israeliano ha aumentato in modo massiccio la sua offensiva nella zona Ovest della Striscia, facendo più di 30 vittime palestinesi, di cui 18 a Jenin, 5 a Tulkarem, 4 a Tubas e Hebron. Il numero dei morti in Cisgiordania, uccisi dall’esercito israeliano dal 7 ottobre, è di 660 vittime e circa 5400 feriti.
I giornalisti sono stati centrati da colpi di artiglieria dalle forze israeliane mentre documentavano le operazioni dell’esercito occupante a Jenin e nel suo campo profughi, nonostante la macchina avesse la scritta PRESS in evidenza.
A Jenin, in questi ultimi giorni, tutto ciò che si trova lungo la strada viene spazzato via: infrastrutture, edifici pubblici e privati, complessi residenziali, automobili, tutto viene distrutto, l’asfalto è divelto.
Come mostrano i video diffusi da MiddleEastEye, i bulldozers dell’esercito occupante hanno cominciato persino a inseguire i giornalisti, che cercavano di documentare e testimoniare la distruzione sistematica in corso.
Giornalisti, fotografi e reporter sono diventati da tempo dei veri e propri bersagli, da colpire a tutti i costi. Il ruolo della stampa in un conflitto così brutale è un’importante, direi fondamentale garanzia del diritto all’informazione e alla verità storica, che Israele sembra voler negare.
Il fotografo palestinese Issam Rimawi ha immortalato il momento in cui reporter e civili sono costretti a scappare durante un raid israeliano a Jenin, lunedì scorso.
La Cisgiordania attualmente il secondo fronte della guerra dopo Gaza, secondo quanto riportato martedì su Israel Hayom.
” L’operazione Jenin è soltanto all’inizio” rireriscono alcuni ufficiali della sicurezza israeliana, sostenendo che i recenti avvenimenti (due soldati israeliani uccisi ad un check point ad Al Khalil-Hebron) hanno evidenziato la necessità di una maggiore presenza dell’esercito nella Cisgiordania, una zona prima definita secondaria, ma che ora richiede un’occupazione del territorio più stabile.
Questa offensiva, che si somma alla devastante tragedia di Gaza, non fa che aumentare la tensione.
Il 19 luglio scorso la Corte Internazionale di Giustizia aveva dichiarato illegale l’occupazione dei Territori Palestinesi da parte di Israele, che, però, sembra voler ignorare qualsiasi richiamo al diritto internazionale e umanitario.