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Fao, grave stato sicurezza alimentare. Azione contro la fame: agire su cause strutturali

Dopo la presentazione del rapporto annuale sullo “Stato della sicurezza alimentare e della nutrizione nel mondo” (2020 State of Food Security and Nutrition in the World) da parte della FAO (Agenzia dell’Onu per l’alimentazione e l’agricoltura), Azione contro la Fame esprime la sua preoccupazione per il costante aumento del numero di persone affamate: un dato inquietante che il Covid-19 aggraverà ulteriormente. Il nuovo rapporto targato FAO dimostra, ancora una volta, che la fame è una piaga tristemente attuale: dopo anni di graduale declino, le cifre relative all’insicurezza alimentare hanno ripreso a crescere a partire dal 2014.

Il rischio, come ha evidenziato nel suo ultimo rapporto anche Azione contro la Fame, è che il numero di persone affamate nel mondo (690 milioni) possa aumentare fino ad avvicinarsi al miliardo a causa della pandemia. Gli effetti del virus, siano essi di carattere sanitario o sociale, possono infatti trascinare verso la fame, potenzialmente, fino a 132 milioni di persone nel 2020.

Basti pensare a quanto sta accadendo in Africa. Come già aveva documentato il rapporto ‘Covid-19 in Africa’ redatto dalla Commissione economica per l’Africa dell’ONU, il coronavirus, qui, rappresenta una emergenza nell’emergenza. Nei paesi a basso e medio reddito, il 38% della popolazione non ha, oggi, accesso all’acqua pulita, mentre e il 35% non dispone di sapone e di acqua per lavarsi le mani. Nel continente africano, l’emergenza non è solo determinata dalla fragilità dei sistemi sanitari. Riguarda anche la compresenza di una grave pandemia con le crisi alimentari preesistenti. Le restrizioni promosse dai governi per limitare la diffusione del virus avranno, inoltre, un impatto negativo su economie già deboli. È il caso delle popolazioni che vivono nel Sahel, dove si trovano 4 dei 5 paesi più colpiti dalla malnutrizione: qui, prima dell’avvento del coronavirus, 19 milioni di persone erano già a rischio-sicurezza alimentare dopo anni di siccità e conflitti.

“Stiamo già assistendo agli effetti della pandemia sui livelli di sicurezza alimentare delle popolazioni nelle numerose regioni di intervento, comprese quelle africane. La situazione globale, senza precedenti, legata alla diffusione di Covid-19 ha determinato una riduzione complessiva degli scambi e ha influito sull’accesso ai mezzi di sussistenza da parte dei più vulnerabili – ha dichiarato Simone Garroni, direttore generale di Azione contro la Fame – Se non si fa nulla, questo rapporto conferma che l’obiettivo ‘Fame Zero’ che la comunità internazionale s’è posta per il 2030, attraverso i suoi obiettivi di sviluppo sostenibile, rischia di non essere raggiunto, in Africa così come in altri Paesi già vulnerabili”.

Anche nel suo rapporto pubblicato la scorsa settimana, Azione contro la Fame aveva già paventato la minaccia di una crisi alimentare nell’anno in corso, come conseguenza diretta e indiretta della pandemia in Paesi già colpiti da crisi umanitarie. L’organizzazione, nell’occasione, aveva messo evidenziato in che modo il Covid-19 avesse peggiorato le disuguaglianze sistemiche, sociali e geografiche e aumentato, notevolmente, la carenza strutturale di alimenti che mette a repentaglio, ogni giorno, l’alimentazione di milioni di persone.

“Mentre le ultime tre relazioni si sono concentrate sulle principali cause della fame, ovvero conflitti, crisi climatiche, disuguaglianze economiche e sociali, il ‘SOFI 2020’ presentato oggi pone all’attenzione di tutti alcune importanti raccomandazioni che mirano a rendere il cibo nutriente, sostenibile e accessibile a tutta la popolazione mondiale attraverso la trasformazione dei sistemi alimentari. Un traguardo che la comunità internazionale deve raggiungere. Occorre agire sulle cause strutturali della fame, altrimenti, anche in ragione degli effetti della pandemia, le conseguenze potrebbero essere drammatiche”, ha concluso Garroni.

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