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Etiopia, la guerra diplomatica per risolvere la crisi in Tigray

Sono passait ormai diversi mesi da quando è scoppiata la guerra il 4 novembre 2020 nella Regione del Tigray in Etiopia.

Anche se i bombardamenti di massa del novembre scorso sono finiti, oggi quello che sappiamo di certo è che:

+60000 rifugiati tigrini: questo è il numero di rifugiati tigrini fuggiti dai bombardamenti e dalla guerra e che hanno sconfinato in Sudan nel primo periodo per cercare la salvezza senza poche difficoltà anche per attraversare il confine stesso, dovendo tante volte schivare i proiettili di guerriglia tra etiopi e sudanesi, quest’ultimi per cercare di salvaguardare i civili ed il proprio territorio;

migliaia di rifugiati eritrei: ricordo anche che, non solo i civili del Tigray, ma anche migliaia di rifugiati eritrei già presenti in Etiopia hanno avuto non poche difficoltà e si sono trovati a scappare in altre zone d’Etiopia per scappare dalla stessa guerra;

siti religiosi presi di mira: oltre ai civili, sono stati presi di mira volontariamente dalle bombe nemiche siti e strutture culturali e religiose: da un lato c’è uno studio di Maritz Tadros, professoressa di politica e sviluppo presso l’Institute of Development Studies, University of Sussex pubblicato su Africa Arguments (articolo in italiano) che cerca di analizzarne il motivo, dall’ altro lato ci sono rumors che intimano il fatto che sono stati presi di mira in quanto diversi di questi siti servivano agli uomini del TPLF per rifugiarsi o in alcuni casi come magazzino per armi e munizioni durante il conflitto.

massacri e uccisioni: con la premessa che bisogna appurarne le responsabilità e condannare secondo la legge chi si è macchiato di questi presunti crimini di guerra, sono usciti diversi report di massacri di civili come per esempio quello denunciato da Amnesty International riguardo Axum, o anche quello riportato da France24 su Mai Harmaz.

blackout delle telecomunicazioni: tutti questi fatti e indiscrezioni sono state testimoniate con grande difficoltà al mondo in quanto il blackout delle comunicazioni partito dall’ inizio della guerra ha imperversato tagliando letteralmente fuori dal mondo tutta la Regione del Tigray senza che alcuna notizia potesse fuoriuscire da quelle zone per testimoniare la situazione orribile che stava subendo il popolo tigrino.

– media e repressione: oltre al blackout infrastrutturale delle comunicazioni, ci sono stati diversi i casi riportati di repressione mediatica, censura di giornalisti (traduzione italiana) che solo per il motivo di fare il loro lavoro sono stati presi di mira (fermati, perquisiti, incarcerati magari solo con la scusa di accertamenti);

ospedali e cure mediche: tante troppe persone non riescono a ricevere cure adeguate, supporto sanitario e non ci sono sufficienti scorte di medicinali e la maggior parte degli ospedali ancora fuori uso come testimonia il recente report di MSF – Medici Senza Frontiere. (+180000 stanno morendo senza cure mediche)

violenze di genere: fin da quando il Tigray è riuscito a comunicare nuovamente col mondo, sono apparse notizie riguardanti stupri sulle donne e sulle ragazze come arma da guerra(ricattate per la loro vita, per un pezzo di pane o per salvare i propri famigliari).

Ad oggi stanno arrivando centinaia di testimonianze di ragazze che raggiungono i centri di accoglienza per esempio a Shire, dove possono ricevere cure e che riportano le loro storie orribili: chi le accoglie, come per esempio medici e volontari di MSF hanno dichiarato, secondo loro sono ancora poche, perché tanti casi rimangono sommersi perché le stesse vittime hanno paura di parlarne in quanto timorose di ulteriori repressioni o troppo segnate dall’abuso stesso per riuscire a condividere con qualcuno l’esperienza per cercare aiuto, per potersi far aiutare;

Il 23 Marzo 2021 il Premier Abiy Ahmed, dopo mesi di negazione, ammette e dichiara che le truppe eritree sono entrate in Tigray con la scusa di difendersi perché l’ Eritrea aveva paura di essere attaccata. Il Primo Ministro ha aggiunto che avevano promesso di uscire dalla Regione appena l’ ENDF avrebbe preso in pugno e gestito la situazione.

Precedentemente aveva provato a chiedere supporto ad un Paese come il Sud Sudan per risolvere e sedare pacificamente la crisi in Tigray.

Nelle ultime settimane le questioni si sono fatte sempre più concitate dal punto di vista diplomatico:

– le Nazioni Unite hanno espresso sempre più preoccupazione per le atrocità avvenute in Tigray;

– il Segretario di Stato americano Antony Blinken ha sollevato e descritto le attività in Tigray come azione di pulizia etnica;

– il Governo etiope ha negato le accuse del Segretario americano;

– l’ incontro col Senatore Chris Coons, inviato degli USA per interloquire con il PM Abiy sulla crisi in Tigray si è visto negare la richiesta di cessate-il-fuoco unilaterale.

– l’ Alto Commissario delle Nazioni Unite Michelle Bachelet ha accettato l’invito da parte del EHRC – Ethiopian Humans Right Commission per avviare investigazione congiunte sulla guerra e sui crimini in Tigray.

Dalla diaspora tigrina su Twitter, viene sollevato il dubbio e la campagna contro l’ EHRC come realtà non neutrale in quanto filogovernativa, dipendente da finanziamenti del Governo Etiope e quindi con una visione non prettamente imparziale per le indagini troppo delicate come quelle sul Tigray;

– Un rapporto della Commissione etiope per i diritti umani(EHRC), pubblicato il 24 marzo, afferma che le forze eritree hanno commesso un massacro nella città di Axum il 28 e 29 novembre 2020 (confermando il report di Amnesty, ma precedentemente screditato dal Governo etiope).

– Il Primo Ministro Abiy il 25 marzo intraprende il suo primo viaggio diplomatico in Eritrea dopo l’inizio della guerra del 4 Novembre 2020 per incontrarsi con il relativo Presidente eritreo, Isaias Afwerki.

Si apprende che le truppe eritree che hanno combattuto al fianco dell’ ENDF contro il TPLF verranno ritirate dalla Regione del Tigray, come anche ha dichiarato il Premier Abiy (rispondendo così alla richiesta fatta a gran voce da tutta la comunità internazionale e dalla diaspora tigrina).

Però potrebbe essere solo uno specchietto per le allodole, in quanto da indiscrezioni condivise da EritreanHub e da Martin Plaut, c’è aria di integrazione, di nuova federazione militare.

L’esercito eritreo, le truppe già presenti in Tigray potrebbero venire assorbite, assimilate dall’ ENDF in maniera da formare un unico esercito, rafforzando quello etiope.

Ulteriore report uscito da parte eritrea è che si parla già di nuova federazione e linee guida dell’accordo tra Etiopia ed Eritrea.

Un tweet del 28/03/2021 di Martin Plaut dichiara che il giorno prima, il 27, dichiara che:

“*Yesterday 37 trucks of Eritrean troops entered Tigray via Adigrat. * 25 out of the 37 are stationed in Edagahamus and they now are gathering there from surrounding areas.”

* Ieri 37 camion di truppe eritree sono entrati nel Tigray via Adigrat. * 25 dei 37 sono di stanza a Edagahamus e ora si stanno radunando lì dalle aree circostanti.”

Ed ancora:

* 12 out of 37 truck went to Mugulat (on the way from Adigrat to Adwa) and are stationed there * New troops from West Tigray stationed in Shelekleka. * Abiy’s recent Asmara visit seems to have discussed a new offensive rather than withdrawal.”

* 12 camion su 37 sono andati a Mugulat (sulla strada da Adigrat ad Adwa) e sono di stanza lì * Nuove truppe dal Tigray occidentale di stanza a Shelekleka. * La recente visita di Abiy ad Asmara sembra aver discusso una nuova offensiva piuttosto che un ritiro.”

Concludendo…

Dai fatti e dalle dichiarazioni riportate in questa mia analisi, le domande ed i dubbi (opinioni personali e del tutto opinabili) che sollevano sono diversi:

– come mai il Premier Abiy ha dichiarato la presenza delle truppe eritree in Tigray solo 5 mesi dopo, sotto la pressione internazionale, ma in tempi non sospetti aveva dichiarato che non erano in loco?

– come mai ha dichiarato che le truppe eritree usciranno dal Tigray, mentre d’altro canto sono usciti report eritrei che indicano una nuova riforma degli eserciti dei due fronti?

– ci sono rumors delle ultime ore del fatto che il numero di soldati dell’ ENDF potrebbe essere sovrastimato e che Abiy si trovi a corto di militari: forse per questo c’è aria di riforma del suo esercito?

Intanto dal tweet di Abiy del 28 Marzo, con taglio ipotetico di mera propaganda visto il periodo e la situazione in Tigray, si apprende che vuole dare visibilità alla potenza di fuoco dell’ Etiopia:

It is known that the Ethiopian National Defense Forces have begun to reform and strengthen their production capacity to maintain our country’s sovereignty in a sustainable manner. We witnessed that today as we visited Homicho Ammunition Engineering Industry. 1/2”

È noto che le forze di difesa nazionali etiopi hanno iniziato a riformare e rafforzare la loro capacità produttiva per mantenere la sovranità del nostro paese in modo sostenibile. Ne siamo stati testimoni oggi durante la nostra visita all’industria di ingegneria delle munizioni Homicho. 1/2”

Ed ancora:

The ENDF’s capacity to manufacture international standard products and strengthen its readiness based on adequate research is evident. We will continue to build on these efforts. 2/2”

È evidente la capacità dell’ENDF di produrre prodotti standard internazionali e di rafforzare la propria disponibilità sulla base di una ricerca adeguata. Continueremo a costruire su questi sforzi. 2/2”

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