vai al contenuto principale

Etiopia, Eritrea Back again. Scenari e prospettive del conflitto in Tigray

La partecipazione dell’Eritrea è stata determinante per la prima fase del conflitto etiope (novembre 2020 – aprile 2021) in quanto i migliori reparti dell’esercito federale erano in mano del Tigray People Liberation Front. Senza l’esercito eritreo il governo centrale di Addis Ababa avrebbe subito una clamorosa sconfitta.Nonostante la presenza eritrea il TPLF ha dimostrato una capacità militare e tattica nettamente superiore, infliggendo numerose sconfitte in Tigray che costrinsero l’esercito eritreo a disimpegnarsi gradualmente fino al ritiro avvenuto nel giugno 2021 dopo la riconquista della capitale regionale Mekelle. Il dittatore eritreo Isaias Afwerki lasciò alcuni reparti ai confini con il Sudan e nella regione dell’Amhara. Reparti che fino ad ora non avevano partecipato agli scontri bellici in atto nell’Amhara. Una divisione eritrea si era attestata a difesa dei territori del Tigray occupati al confine con l’Eritrea per prevenire un’eventuale attacco del TPLF.

A seguito di una serie di vittorie militari registrate nelle regioni del Afar e Amhara, l’esercito regolare del Tigray (TDF) lo scorso luglio si stava pericolosamente avvicinando alla capitale regionale di Bahir Dar e alla ex capitale imperiale di Gondar. Laconquista di queste due città poteva segnare la fine della guerra civile e la caduta del governo del Prosperity Party. L’offensiva Tegaru si era fermata verso il 15 agosto a seguito di una controffensiva dell’esercito federale (ENDF), assistito dalle milizie e forze speciali della regione Amhara.

Dopo iniziali successi anche la controffensiva federale si è arenata. Queste ultime due settimana si è assistito ad una serie di vittorie e sconfitte registrate dai due eserciti etiopi contendenti che hanno creato di fatto una situazione di stallo. Il delinearsi di una linea di fronte nell’Amhara ha messo in difficoltà il regime del Prosperity Party e il Premier Abiy Ahmed Ali, esponendoseriamente l’esercito federale, già decimato in Tigray nella prima fase della guerra civile. La dirigenza nazionalista Amhara si è trovata costretta ad arruolare minori (dai 14 ai 17 anni) per sopperire le continue perdite di miliziani.

Il Premier Abiy necessita di una vittoria finale in tempi brevi o, perlomeno, di poter ricacciare l’esercito regolare Tegaru nel Tigray, regione che continua ad essere vittima del blocco delle vie terrestri e aeree aumentando così la già grave situazione umanitaria per circa 7 milioni di cittadini etiopi. Il tempo gioca a favore del TPLF. Il costo della guerra è ormai insostenibile. Nonostante le misure economiche che esentano l’IVA sui prodotti alimentari di prima necessità, l’inflazione è arrivata al 45,7% e nei prossimi mesi si prevede che superi la soglia del 50%. La moneta nazionale (il Biir etiope – ETB) ha subito una progressiva devalutazione rispetto all’Euro e al Dollaro Americano.

Nell’agosto 2020 occorrevano 42,83 ETB per 1 Euro, nell’agosto 2021 ne occorrevano 53,60. Notare che prima dell’avvento del Signor Abiy occorrevano circa 30 ETB per 1 Euro. I dati ufficiali di cambio non corrispondono alla realtà in quanto al mercato nero (gestito da Generali Amhara) 1 euro viene scambiato a circa 80 ETB. Con la perdita dei finanziamenti bilaterali degli Stati Uniti (1 miliardo di dollari annuali) e il recente rifiuto di Pechino di concedere un ulteriore prestito di circa 400 milioni di dollari, le casse statali stanno letteralmente svuotandosi creando il rischio di non potere più sostenere finanziariamente la guerra nel prossimo semestre.

Inoltre il prolungarsi del conflitto in Amhara e Afar contro il TPLF costringe il regime ad impiegare quello che rimane dell’esercito federale sul fronte nord, accusando sconfitte nella regione della Oromia inflitte dal movimento guerrigliero Oromo Liberation Army che attualmente occupa vasti territori Oromo. Altre ribellioni, tra cui quella sorta nella regione di Gabella, stanno prendendo vigore sfruttando la debolezza dell’esercito federale. Due giorni fa è stato sventato all’ultimo momento un attentato alla diga GERD che avrebbe causato un immenso danno economico ed ambientale. L’utilizzo dei droni da guerra turchi non si è verificato. Per ragioni ignote, Ankara non ha ancora consegnato queste micidiali armi, forse a causa di pressioni NATO di cui la Turchia è membro.

Dinnanzi a questa difficile situazione il Premio Nobel per la Pace 2019 ha nuovamente fatto ricorso al dittatore eritreo. Quattro divisioni eritree (la 16sima, 18sima, 31sima e 57sima) sono arrivate nella strategica città di Humera, prossima a Gondar, nell’Amhara impegnando in feroci combattimenti l’esercito regolare del Tigray. Isaias Afwerki ha anche ordinato l’uso di elicotteri da combattimento correndo il rischio di perderli nei combattimenti.

La città di Humera è il gateway tra Sudan, Eritrea ed Etiopia, già teatro di pesanti combattimenti e massacri etnici all’inizio della guerra di aggressione al Tigray nel novembre 2020. L’attuale obiettivo dell’esercito eritreo è quello di aiutare i federali etiopi e le milizie Amhara a sconfiggere il TPLF nella regione e di bloccare il costante afflusso di nuovi uomini, materiale, armi e munizioni proveniente dal Sudan, nonostante che le autorità di Khartoum continuino a negare ogni coinvolgimento nel conflitto etiope.

Esperti militari regionali interpellati per l’occasione suppongono che il rientro delle truppe eritree in Etiopia stia ad indicare che l’esercito federale e le milizie ad esso alleate non siano in grado di tener testa alle forze del TDF. A loro avviso il Premier Abiy ha dovuto rivolgersi per l’ennesima volta al dittatore Afwerki per proteggere la città di Gondar ed evitare la sua caduta. Questo contrasta con gli innumerevoli proclami di continue vittorie che ossessionatamene vengono trasmessi dalla TV e radio di Stato, emittenti private del Prosperity Party e sui social.

L’esercito federale etiope, fino a qualche anno fa temuto in tutta la regione, è ora ridotto a dichiarare vittorie immaginarie. Senza l’aiuto degli eritrei non ha alcuna speranza di vincere. Il motivo di questa debolezza strutturale è semplice. Tra il 2019 e il 2020 il Primo Ministro Abiy Ahmed Ali ha sostituito esperti Generali Tegaru con Generali Amhara, fedelissimi al suo partito, ma noti per la loro inesperienza militare” afferma un ufficiale ugandese a titolo personale.

I destini dell’Etiopia si giocano nella regione dell’Amhara e il conflitto sta diventando sempre più violento. Fonti sicure informano che la direzione del TPLF ha ordinato al suo esercito di non avere alcuna pietà verso i nemici. Nessun prigioniero, solo annientamento totale compresi anche i bambini soldato che la direzione nazionalista Amhara sta mettendo sul fronte per carenza di soldati adulti. Stessi ordini giungono da parte del Premier Abiy, del capo della NISS (National Intelligence and Security Service) Temesgen Tiruneh e dal Presidente della regione Amhara, Agegnehu Teshager.

Il ritorno delle truppe eritree in Etiopia sta aggravando le già tese relazioni tra Washington e Asmara, come dimostrano i recenti Twitter al vetriolo pubblicati dall’Ambasciata Americana in Eritrea. Secondo vari osservatori regionali il dittatore Afwerki ha accettato per l’ennesima volta di aiutare il Premier Abiy in quanto una vittoria del TPLF significherebbe un successivo attacco al suo regime, pianificato in accordo con gli Stati Uniti, Sudan ed Egitto.

All’interno di questa escalation militare si assistono a diversi atti di pulizia etnica contro i cittadini etiopi di origine Tegaru, riportati anche dai media americani. L’intensità e il numero di vittime sta facendo riflettere la comunità internazionale sulla orribile eventualità che i massacri abbiano oltrepassato il confine tra pulizia etnica e genocidio. Il quotidiano britannico The Telegraph riporta di arresti di massa di cittadini etiopi di origine Tegaru in tutto il territorio nazionale, di campi di concentramento improvvisati, fosse comune e violenze inaudite sui civili. Fonti diplomatiche segnalano la necessità di indagare su dei massacri etnici contro i Tegaru che stanno avvenendo in queste ore proprio nella città di Humera, approfittando degli scontri con l’esercito eritreo. Secondo le prime testimonianza raccolte estremisti Amhara della tristemente nota milizia FANO avrebbero ucciso centinaia di prigionieri Tegaru nella prigione di Humera.

Sul fronte umanitario il direttore esecutivo del Programma Alimentare Mondiale: David Beasley ha dichiarato che la situazione in Tigray è allarmante. Mark Lowcock, l’ex direttoreemergenza presso le Nazioni Unite, in una riunione di coordinamento aiuti umanitari al Tigray, dove hanno partecipatovarie agenzie e diplomatici internazionali, ha esposto una serie di dati inconfutabili dimostranti che il rischio di “starvation” per fame in Tigray è superiore a qualsiasi altra emergenza mondiale compreso l’Afghanistan e la Somalia.

L’ufficio di coordinamento azioni umanitarie delle Nazioni Unite: OCHA lo scorso 3 settembre ha avvertito di aver esaurito le riserve alimentati il 20 agosto, informando che dal 12 luglio solo 335 camion di prodotti alimentari, non alimentari e combustibile sono entrati in Tigray, circa il 9% dei 3.900 camion necessari per affrontare l’orribile crisi che sta vivendo la popolazione etiope.

Il regime di Addis Ababa continua a negare la crisi umanitaria. Due giorni fa ha dato ordine a tutte le rappresentanze diplomatiche (di cui 50% ora agisce in remoto avendo chiuso Ambasciate e Consolati per mancanza di risorse finanziarie) di diffondere il seguente comunicato stampa: “Il Governo dell’Etiopia ha sempre tenuto fede al suo impegno di lavorare in stretto contatto con gli operatori umanitari coordinando e facilitando tutti i movimenti dell’assistenza umanitaria nella regione del Tigray”. OCHA informa che dall’inizio del conflitto 23 operatori umanitari sono stati assassinati dalle forze federali, milizie Amhara e soldati eritrei.

Torna su