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Eritrea, l’opposizione prepara l’insurrezione contro il dittatore Afwerki

Il coinvolgimento dell’Eritrea nella guerra civile etiope è stato deciso per eliminare un pericoloso avversario politico che ha sempre rappresentato una seria minaccia alla dittatura di Isaias Afwerki: il Tigray People’s Liberation Front – TPLF. L’annientamento del TPLF avrebbe garantito al dittatore nord coreano in salsa africana il rafforzamento di un regime che si mantiene al potere solo con l’uso brutale della forza e non riesce ad uscire dalla spaventosa crisi economica che ha portato il paese al collasso. Crisi dovuta dalle sanzioni internazionali ma anche dalla incapacità del regime nella gestione economica di una moderna nazione.

Durante la prima fase del conflitto, svoltasi in territorio tigrino, Afwerki ha usato gran parte del suo esercito, attingendo anche all’arruolamento forzato studenti delle superiori di età compresa tra i 14 e il 16 anni. L’unico caso documentato di utilizzo di minori nella guerra civile etiope. La sconfitta inflitta dall’esercito regolare del Tigray ha costretto ad un ritiro delle forze eritree per salvaguardare le forze armate, unica garanzia per il dittatore eritreo di rimanere al potere. Un ritiro che ha escluso i territori tigrini di frontiera che rimangono occupati dalle forze eritree con l’intento di creare una prima linea di fronte in Tigray per ostacolare una eventuale invasione del TPLF.

Da una settimana i soldati eritrei sono rientrati in Etiopia cercando di aiutare le milizie Amhara a resistere all’offensiva lanciata dal Tigray Defense Forces (TDF) dopo che le divisioni di quello che resta dell’esercito federale etiope hanno di fatto abbandonato l’alleato Amhara alla sua sorte. Divisioni eritree si stanno anche concentrando ai confini con il Sudan con intenti non ancora chiariti. Il governo e le forze armate sudanesi hanno interpretato questa mossa come una diretta minaccia al loro paese.

La vittoria del Tigray ha aperto l’opportunità ai movimenti democratici eritrei di svolgere un ruolo costruttivo nella campagna per porre fine al governo di Afwerki e fare una vera pace con l’Etiopia. La sconfitta subita in Tigray ha rivitalizzato l’opposizione eritrea, divisa e frammentata, riunendola nell’obiettivo di rimuovere il regime dittatoriale e di portare Isaias sul banco degli imputati in modo che pace e giustizia prevalgano in Eritrea.

Un certo numero di organizzazioni di opposizione eritree stanno partecipando a riunioni preparatorie per stabilire un’ampia entità politica e militare al fine di rovesciare il regime ad Asmara. È stato concordato un programma politico comune che si basa sulla preparazione di una forza militare capace di rovesciare l’attuale regime. Gli obiettivi politici prioritari sono: stabilire le linee politiche per un governo democratico e la preparazione di un pacchetto di riforme economiche capace di riabilitare l’economia in frantumi. L’opposizione eritrea, consapevole della sua debolezza militare, necessita del sostegno con ogni governo regionale e internazionale che sia pronto a collaborare nella caduta di Afwerki.

Un’occasione colta al volo dalla dirigenza del TPLF che, dopo la vittoria riportata con la liberazione di Mekelle, è determinata a regolare i conti con il dittatore Afwerki senza cadere nella trappola di una guerra di trincea al confine come nella precedente guerra Etiopia – Eritrea. Il TPLF sta promuovendo una strategia indiretta sostenendo l’opposizione eritrea assieme ai suoi alleati regionali e internazionali tra i quali Egitto, Sudan, Gran Bretagna e Stati Uniti. Il sostegno all’opposizione eritrea è stato individuato come la miglior carta da giocare.

È in questo contesto politico militare che si inseriscono le consultazioni a Khartoum tra il governo sudanese e una delegazione dell’opposizione eritrea guidata da Mesfin Haqos, ex ministro della difesa e capo storico militare del Fronte di Liberazione de Popolo Eritreo e Haile Mankerios, ex ambasciatore e diplomatico eritreo presso le Nazioni Unite.

Temi di discussione e accordi presi rimangono protetti dal segreto di Stato. Secondo fonti diplomatiche africane Haqos e Mankerios avrebbero ottenuto l’appoggio sudanese, egiziano, americano e britannico per la costituzione di una forza militare che possa liberare l’Eritrea approfittando della debolezza dell’esercito eritreo, decimato in Tigray e dal crescente malcontento il conflitto etiope ha provocato tra la popolazione ormai ostile ad Afwerki e desiderosa di aprirsi alla democrazia.

Il supporto del Sudan è stato facile ottenerlo a causa delle continue provocazioni di Afwerki e alle sue velate minacce militari. L’appoggio americano e britannico rientra nella necessità di ricostruire equilibri politici nel Corno d’Africa capaci di tutelare una stabilità regionale favorevole agli interessi geostrategici ed economici delle due potenze anglofone. Il supporto del TPLF è scaturito da uno spirito di rivalsa per le atrocità commesse in Tigray da Afwerki e dalla comprensione che fin quando il dittatore rimarrà al potere, l’Eritrea rappresenterà una costante minaccia per l’Etiopia anche dopo aver superato la breve (ma orribile) parentesi del Prosperity Party.

Haqos e Mankerios sarebbero riusciti a raggruppare l’opposizione sotto un’unica coalizione denominata “Unità Eritrea”, fondata nel febbraio 2020. L’operazione è stata possibile grazie al superamento degli ostacoli che per 30 anni hanno impedito ai vari gruppi di opposizione di unirsi nella lotta comune contro la dittatura. La maggioranza dei leader politici e militari della Unità Eritrea sono composti da ex membri delmovimento politico Jebha e della sua ala armata Shabia, rispettivamente conosciuti in occidente come Eritrean Liberation Front (ELF) e Eritrean People’s Liberation Front (EPLF) che lottarono assieme ai fratelli tigrini del TPLF contro il regime del DERG e ottennero in cambio l’indipendenza dall’Etiopia. Questi quadri politici e militari storici sono i sopravvissuti delle purghe staliniane compiute da Afwerki subito dopo aver acquisitol’indipendenza (concessa dal TPLF nel 1991), per rafforzare il suo potere assoluto e imporre un sistema monopartitico creandonel 1994 il People’s Front for Democracy and Justice (PFDJ).

Le divisioni che fino ad ora hanno impedito un fronte unico dell’opposizione sono state temporaneamente congelate. Tutti i problemi etnici e religiosi che hanno contribuito alla divisione sono stati messi in secondo ordine rispetto alla necessità di rimuovere il brutale dittatore. Tutti i leader della Unità Eritrea hanno concordato di unirsi per salvare il loro paese. Una volta che l’Eritrea sarà libera, le differenze politiche interne potranno essere risolte democraticamente.

Il processo di unificazione è stato possibile grazie al saggio coinvolgimento della diaspora eritrea e della società civile in esilio. Entrambi hanno concordato sulla necessità di stabilire una leadership unita che rappresenti il popolo eritreo e possa diventare un partner politico credibile per ottenere il vitale appoggio degli governi stranieri ostili alla dittatura di Afwerki.

L’attacco al Tigray risulta un errore monumentale per il dittatore eritreo. Decine di migliaia di giovani eritrei sono morti nei primi 8 mesi del conflitto e fino ad ora Afwerki ha rifiutato di rilasciare i nomi dei caduti al fine di permettere alle loro famiglie di entrare nel lutto dei propri cari. Siamo nell’agosto 2021 e nessun parente eritreo conosce se i propri figli sono ancora in Tigray a combattere, se sono vivi o morti. Molti sperano che i propri figli siano stati catturati dal TPLF e che vengano trattati con umanità e compassione in quanto costretti a partecipare a questa guerra fratricida. La maggior parte degli eritrei è composta da Tegaru (tigrini) eritrei cugini dei Tegaru tigrini con lingue uguali o simili. Lo stesso Isaias Afwerki è un Tegaru, cugino del Primo Ministro del post DERG: MelesZenawi.

Afwerki è un dittatore invecchiato e in cattiva salute. La sua gente è demoralizzata e la rapida sconfitta delle forze eritree nel Tigray ha dimostrato a tutti gli eritrei la debolezza del regime. La scorsa settimana 4 generali dell’esercito eritreo sono stati arrestati ad Asmara per essersi rifiutati di partecipare alla seconda avventura militare in Etiopia al fianco delle milizie Amhara Fano.

Se le forze di difesa del Tigray decidessero di invadere l’Eritrea dopo aver sconfitto il regime etiope del Prosperity Party troverebbero scarsa resistenza. L’esercito eritreo è diviso e poco motivato e un attacco etiope verrebbe interpretato come un’ottima occasione per sbarazzarsi del dittatore. L’esercito invece di combattere il TPLF si potrebbe dissogliere con una irrefrenabile emorragia di disertori e di soldati che si uniscono agli “invasori” per liberare il proprio paese.

La dirigenza del TPLF e gli strateghi a Washington, Cairo e Khartoum sono ben consapevoli che una seconda guerra Etiopia Eritrea creerebbe nuove incertezze e caos regionali. È per questo che si punta sulla neo nata coalizione Unità Eritrea, sostenendo gli sforzi per creare una forza ribelle che inizi il processo di liberazione militare della Corea del Nord africana. Secondo indiscrezioni diplomatiche questo esercito potrebbe essere composto sia da rifugiati eritrei che dal Tigray sono scappati in Sudan sia dalle unità di combattenti che il TPLF e il governo sudanese hanno creato tra i profughi tigrini in Sudan.

Unità stimate a circa 30.000 uomini e fino ad ora non impiegate nell’operazioni militari in Amhara e Afar in qualità di rinforzi. Queste nuove reclute, ben addestrate e ben armate, potrebbero essere utilizzate nella imminente guerra contro l’Eritrea. Una guerra che avrà le parvenze di una guerra di liberazione grazie all’unione dell’opposizione eritrea ma che in realtà sarà una guerra mossa dal TPLF, Egitto, Sudan e alleati anglofoni occidentali per rimuovere Afwerki e stabilizzare la regione del Corno d’Africa.

Per tentare di scongiurare l’appoggio sudanese alla neonata coalizione politica militare eritrea, il dittatore Afwerki ha inviato una delegazione a incontrare i funzionari del governo sudanese e il Primo Ministro Abdalla Hamdok. La delegazione è composta dal ministro degli Esteri Osman Saleh e dal consigliere presidenziale Yemane G/ab.

I comunicati ufficiali congiunti parlano di “discussioni franche e approfondite sui legami bilaterali tra i due Paesi e sugli attuali sviluppi regionali”. In realtà le nostre fonti diplomatiche riferiscono che l’incontro non ha risolto ma aumentato gli attriti tra Khartoum e Asmara.

Per il governo sudanese l’appoggio all’Unità Eritrea è un ottimo strumento per evitare un conflitto regionale. Per l’Egitto un’ottima occasione di sbarazzarsi di un scomodo leader regionale (Afwerki), per gli Stati Uniti una necessità di ristabilire il proprio controllo sul Corno d’Africa ed evitare che Eritrea ed Etiopia cadano sotto l’influenza russa.

Al momento la guerra di liberazione dell’Eritrea non è all’ordine del giorno. La priorità del TPLF e dei suoi alleati regionali e internazionali è di destituire il regime Meshrefet ancora al potere ad Addis Ababa. La caduta di Abiy Ahmed Ali, Agegnehu Teshager, Temesgen Tiruneh sarà il preludio al conflitto eritreo.

Imbarcandosi nella avventura militare in Tigray, Afwerki intendeva estendere la sua influenza sul Corno d’Africa e rafforzare il suo regime in previsione di passare il potere a suo figlio Abraham Isaias. La sorpresa che stanno preparando Abdalla Hamdok, il Generale Al Sisi, Debretsion Gebremicael, Joe Biden e Boris Johnson dimostrerà a Afwerki quanto i suoi piani di egemonia regionale e di mantenimento del regime attraverso la successione del potere al figlio siano ora fragili se non utopistici. Il popolo e l’esercito eritreo non attendono altro che un intervento esterno per sbarazzarsi del Terrore Rosso di Isaias.

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