Lo scorso 20 novembre sette organizzazioni eritree in esilio hanno fondato il Eritrean United National Front – EUNF con l’obiettivo di abbattere la più brutale dittatura africana istituita dal ex guerrigliero marxista Isaias Afwerki nel 1991. Le sette organizzazione sono: EYSNS (Solidarietà Giovanile Eritrea per la Salvezza Nazionale); FESR (Fronte Democratico Rivoluzionario Eritreo); Fronte Eritreo di Salvezza Nazionale – Hidri; EPLA (Esercito di Liberazione Popolare Eritreo); EUDC (Unità Eritrea per il Cambiamento Democratico) e l’Organizzazione Democratica della Nazione Blin dell’Eritrea/Hodde.
La conferenza di fondazione del Fronte nazionale unito eritreo (EUNF) si è tenuta dal 18 al 20 novembre 2021 e successivamente ha rilasciato una dichiarazione conclusiva della conferenza che è stata pubblicata il 17 dicembre sul sito indipendente di informazione Eritrea Hub. La conferenza EUNF si è tenuta in un momento cruciale della storia dell’Eritrea in cui è in gioco l’esistenza stessa del paese e della sua gente.
Con questo in mente, i delegati hanno valutato in modo critico il clima politico prevalente e in rapida evoluzione in Eritrea in Etiopia (dove il dittatore Isaias Afwerki sta conducendo una sua guerra personale al fianco del regime fascista Amhara) e nella regione del Corno d’Africa. I delegati hanno sottolineato la spaventosa sofferenza del popolo eritreo nelle mani del regime totalitario di Isaias e del suo partito unico: il PFDJ – People’s Front for Democracy and Justice. La conferenza fondatrice del EUNF ha adottato all’unanimità una Carta politica e una struttura organizzativa decidendo di avviare la lotta armata per la liberazione del loro paese.
“Il regime totalitario di Isayas/PFDJ rappresenta una minaccia esistenziale per il nostro popolo e un preoccupante pericolo per la sovranità e l’integrità territoriale del nostro paese che deve essere contrastata con tutti i mezzi. La conferenza fondatrice decide quindi di intraprendere la resistenza armata con due obiettivi; per rovesciare il regime PFDJ e porre fine alle cospirazioni con i loro alleati che hanno minacciato la nostra indipendenza conquistata a fatica. Questa decisione non è stata presa alla leggera, data la nostra amara esperienza passata e la lunga sofferenza che il nostro popolo ha dovuto sopportare per liberare il nostro paese dall’oppressione etiope, ma non ci resta altra scelta” recita il comunicato del EUNF
É stato costituito un comando generale politico e militare per guidare le forze democratiche ad una aspra e dura guerra contro il dittatore. Il Coordinamento ha il compito di promuovere attività di mobilitazione e di sensibilizzazione politica all’esterno e interno del paese; reclutare e addestrare uomini e donne che formeranno l’esercito di liberazione.
Il EUNF assicura che il processo di unificazione delle diverse forze politiche che lo compongono è stato attuato nel rispetto dei programmi politici di ogni singola organizzazione. Al momento, nessun programma politico del Post Isaias Afwerki è stato illustrato all’opinione pubblica. Durante la conferenza il EUNF ha condannato fermamente l’aggressione di Afwerki al popolo del Tigray e l’alleanza con il Signore della Guerra etiope Abiy Ahmed Ali e la dirigenza fasciata Amhara, affermando che i popoli eritreo e tigrino hanno nemici comuni: Abiy e Isaias e per questo devono condurre una lotta coordinata contro entrambi i regimi.
Durante la conferenza è stata fatta un’accurata analisi dell’attore principale che ha permesso ad Isaias Afwerki di instaurare un barbarico regime e di restare al potere in questi ultimi 30 anni: l’esercito eritreo. Le forze armate eritree hanno causato danni incalcolabile alla vita dei 3,2 milioni di cittadini, alle proprietà private e pubbliche e alle infrastrutture del paese. L’esercito è stato un complice attivo o nella migliore delle ipotesi un osservatore silenzioso del rapimento, della scomparsa, dell’incarcerazione in luoghi sconosciuti in condizioni disumane di decine di migliaia di eritrei, inclusi leader e quadri militari che hanno svolto ruoli chiave nella liberazione del paese dall’oppressione etiope.
Solo grazie alla brutale repressione dell’esercito Isaias Afwerki è riuscito a sopravvivere alla rivolta dei veterani della guerra di liberazione contro il regime DERG di Mènghistu Hailé Mariàm, incarcerati nel campo di concentramento di Khor Menae nell’ovest dell’Eritrea. La rivolta, partita da richieste di miglioramento delle loro condizioni di vita in prigione, si stava estendendo ai soldati del campo e alle reclute che erano presenti per l’addestramento. Il 03 aprile 2016 l’esercito intervenne per sopprimere sul nascere la rivolta prima che si diffondesse al resto del paese. Ad oggi il numero di vittime rimane sconosciuto. Fonti dell’opposizione eritrea stimano che il massacro abbia provocato la morte di oltre 500 tra veterani, soldati e reclute.
Oltre i confine dell’Eritrea, l’esercito si è macchiato di innumerevoli crimini tra cui il sostegno attivo ai terroristi islamici somali di Al Shabaab. Dal 03 novembre 2020 l’esercito eritreo è il principale strumento di morte a disposizione del regime fascista Amhara etiope nella repressione di oltre 47 milioni di cittadini in Tigray e Oromia. Le forze armate eritree hanno commesso innumerevoli crimini contro l’umanità durante l’occupazione militare del Tigray (novembre 2020 – maggio 2021), sono la principale forza armata dell’attuale offensiva in corso nelle regioni Afar e Amhara e hanno assunto funzioni di difesa della capitale etiope Addis Ababa oltre a coordinare la pulizia etnica nella capitale contro decine di migliaia di cittadini etiopi di origine tigrina e Oromo.
Tra gli alti ufficiali eritrei direttamente coinvolti nella sporca guerra genocidaria in Etiopia spiccano i nomi dei Generali R’Esi Mrak e Wedi Moke e il Colonnello Tewolde, capo della intelligence per il fronte sud del Tigray. Attualmente i due Generali coordinano la campagna militare in Afar e Amhara delle 8 divisioni eritree inviate dal dittatore Afwerki per impedire la liberazione di Addis Ababa mentre il Colonnello Tewolde è incaricato della difesa della capitale etiope e della pulizia etnica iniziata lo scorso settembre. Oltre 30.000 tigrini sono stati internati in vari lager nelle zone ancora controllate dal regime Amhara. Si sospetta che molti di essi siano stati già “terminati” seguendo la classica logica nazista della “soluzione finale”.
L’esercito eritreo è attualmente l’unica forza capace di garantire la sopravvivenza del regime fascista Amhara e del burattino di Afwerki: il Premier etiope Abiy Ahmed Ali in quanto l’esercito federale etiope – ENDF è stato distrutto durante la guerra di liberazione del Tigray (maggio 2020) e le offensive in Afar, Amhara e Oromia delle forze democratiche (TPLF e Oromo Liberation Army) tra il luglio e il ottobre 2020. Al momento il dittatore Isaias Afwerki ha il totale controllo dell’Etiopia in quanto il Premier Abiy non dispone più di un esercito nazionale e le milizie paramilitari che dispone la dirigenza fascista Amhara non hanno la forza militare per porre la loro leadership su un piano egualitario con il dittatore eritreo.
Nonostante che il Fronte Nazionale Unito Eritreo abbia lanciato un appello ai soldati per unirsi alla lotta di liberazione è altamente improbabile che produca a breve termine gli effetti desiderati creando una rivolta all’interno delle forze armate eritree. È questo constato che ha spinto il EUNF a cercare una alleanza politica con il Tigray People’s Liberation Front – TPLF, l’unica forza militare in grado di liberare l’Eritrea.
“Per allineare e coordinare gli sforzi del popolo eritreo e del Tigray, il EUNF sostiene senza battere ciglio il popolo del Tigray e la loro organizzazione d’avanguardia, il TPLF, che hanno costantemente sostenuto la sovranità e l’integrità territoriale dell’Eritrea. In questo momento, assistiamo al nemico mortale del popolo eritreo, il regime di PFDJ, che si schiera con le forze scioviniste in Etiopia per scatenare una guerra non provocata e commettere incommensurabili danni umani e materiali nel Tigray. L’EUNF vigorosamente condanna e fa voto di lottare contro questi atti disumani e di lottare contro questi comuni nemici. A tal fine, il EUNF allineerà e coordinerà i suoi sforzi con il popolo del Tigray e le forze di difesa del Tigray. A sua volta, invitiamo il popolo del Tigray e le forze di difesa del Tigray a mantenere e rafforzare il loro sostegno alla resistenza armata del EUNF contro il PFDJ” recita il comunicato stampa del Fronte Nazionale Unito Eritreo.
Il EUNF conclude rivolgendosi alla comunità internazionale chiedendo di condannare il regime autoritario di Isaias Afwerki e i suoi alleati in Etiopia. Chiede inoltre di esercitare pressioni diplomatiche e di imporre sanzioni economiche e di altro tipo all’Eritrea e all’Etiopia per porre fine al conflitto in Tigray, alle sofferenze del popolo eritreo e porre fine ai due regime, principali cause della sofferenza dei popoli eritreo ed etiope, del rapido deterioramento della sicurezza e dell’instabilità nella regione del Corno d’Africa. Chiede infine di fornire assistenza e asilo a tutti i rifugiati eritrei e tigrini che sono fuggiti dai loro paesi perché esposti a spietati abusi e crimini.
Quali possibilità vi sono sul rapido evolversi di una concreta lotta armata contro il regime di terrore instaurato da Isaias Afwerki? Al momento nessuna. Il EUNF agisce in esilio e non ha alcun contatto con la popolazione eritrea che vive nel paese prigione, sorvegliata da un dittatore che ha diritto di vita e di morte su tutti i cittadini – sudditi. Si prevede che riceverà il sostegno dell’Egitto e del Sudan, dove potrebbero sorgere basi militari e di addestramento del EUNF. Il problema è quante reclute potrà arruolare. La diaspora eritrea è sempre stata concentrata nel rifarsi una vita all’estero e potrebbe non essere desiderosa di ritornare nel Corno d’Africa per liberare il proprio paese.
L’importanza della dichiarazione della nascita della lotta armata contro il regime di Isaias risiede nella costituzione di questo Fronte Unito che getta le basi per un futuro cambiamento di regime tramite una coalizione etnica e politica che eviti un conflitto etnico dopo la caduta del dittatore. Il TPLF, in questo momento impegnato in un duro conflitto contro l’esercito eritreo nelle regioni del Afar e Amhara, rimane l’ago della bilancia.
Il dittatore Isaias sta giocando tutte le sue carte per annientare il TPLF e il popolo tigrino (7 milioni di persone) combattendo in territorio etiope per impedire che la guerra, voluta nel 2018 in accodo con Abiy e la dirigenza fascista Amhara, giunga ora in Eritrea. Solo l’annientamento dell’esercito eritreo in Etiopia potrebbe creare le possibilità per il EUNF di intraprendere la guerra di liberazione in territorio eritreo. Tuttavia, anche in questo scenario, il supporto attivo delle truppe del TPLF e del OLA sarebbero necessari per sconfiggere quello che resta delle forze armate e deporre i tiranno Isaias.
La liberazione dell’Eritrea è per la seconda volta in trent’anni, affidata al TPLF che nel 1991 concesse l’indipendenza come ringraziamento della lotta comune portata avanti contro il regime di Mènghistu. All’epoca il giovane Isaias Afwerki combatteva al fianco dei cugini tigrini. Erano altri tempi ora lontani anni luce.