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Egitto, raccontando mio fratello Alaa e gli altri detenuti di Wadi Elnatrun

Mamma è riuscita finalmente a vedere Alaa, era dal 16 luglio che non avevamo sue notizie.
È più fragile di quanto non lo sia mai stato. Eppure sta negoziando per i diritti dei suoi compagni di prigionia.

La situazione nel complesso carcerario di Wadi Elnatrun, dove è attualmente detenuto è drammatica. Tanti giovani detenuti, molto più giovani di Alaa, sono disperati e pensano di porre fine alla loro vita.

Alcuni sono in carcere da quando erano minorenni, non sono affiliati a nessun gruppo politico,  e gli è stato detto che sarebbero usciti presto per una grazia generale.

Ma quando l’amnistia oro promesse non si è verificata, sono caduti nella disperazione e hanno iniziato a parlare di suicidio di gruppo.

L’amministrazione della prigione ha deciso che il modo per gestire il rischio di autolesionismo era quello di ridurre il tempo di esercizio fisico all’esterno e rinchiuderli nelle loro celle la maggior parte del tempo.

Alaa racconta che la situazione è cupa e instabile e ha cercato di negoziare con gli ufficiali carcerati che il miglioramento delle condizioni di base per tutti i prigionieri potrebbe essere d’aiuto per sedare il malcontento (niente di eccezionale solo l’applicazione della legge carceraria, una radio per tutti i prigionieri,  come era stato promesso prima dell’eid,  e più tempo fuori dalla cella.

Gli è stato risposto che questo non è in loro potere, che è il Sistema di sicurezza dello stato che gestisce questo tipo di decisioni.

Gli ufficiali che gestiscono il posto non hanno l’autorità per decidere qualsiasi cosa abbia a che fare con i prigionieri.

Alaa ha chiesto di incontrare l’addetto della Sicurezza dello Stato incaricato di negoziare le condizioni carcerarie a nome di tutti i prigionieri.

Ma ad oggi nulla si è mosso.

Alaa è demotivato e molto più fragile di quanto non fosse prima.

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