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Egitto, scarcerato ma non scagionato Patrick Zaki. Prossima udienza 1 febbraio

La grande mobilitazione internazionale per la liberazione dello studente egiziano Patrick Zaki ha avuto un peso sulla sua scarcerazione e per questo che continueremo a tenere alta l’attenzione sul caso fino all’esito finale del processo che rimane un’incognita.
La decisione dei giudici di disporre il rilascio di Patrick è senz’altro un elemento positivo. È importante che non sia più in carcere ma si presenti alla prossima udienza da persona libera seppure con qualche limitazione.
Temevamo il peggio fino a oggi perché questi processi presso i tribunali di emergenza finiscono quasi sempre male.
Ma questa campagna ha creato così tanta attenzione che la mobilitazione internazionale in tanti settori, dal mondo dell’informazione alle istituzioni, hanno avuto un peso sulla decisione del giudice.
La speranza, ora, è che ci sia una linea di continuita’ e che l’esito dell’udienza del 1 febbraio sia l’assoluzione.
Non sappiamo se la mobilitazione internazionale abbia  influito anche su livelli di autorità più alti del magistrato di Mansura. Va e rispettata l’autonomia del giudice. È anche vero che intorno a quel tribunale c’è stato tanto rumore ma non va messa in secondo piano la bravura dell’avvocata di Zaki che, in un contesto nel quale i diritti della difesa non vengono rispettati, si è comportata in maniera molto coraggiosa e ammirevole.
L’interrogativo, ora, è se il caso Zaki, pur lungi dall’esser concluso, rimanga isolato o possa preludere a un atteggiamento meno rigido del Cairo nel campo dei diritti civili. Al momemto è difficile dirlo con certezza.
Se, un processo dopo l’altro, continuano a esserci condanne e le persone restano in carcere, la tendenza non pio che essere in negativo; se ogni tanto questa serie di brutte notizie si interrompe, si può sperare che si aprano scenari più ampi. L’occasione per comprenderlo ci sara’ il 20 dicembre, giorno del verdetto del processo che vede imputati il blogger e attivista Alaa Abdel Fattah, il blogger Mohamed “Oxygen” Ibrahim e l’avvocato e direttore del Centro Adalah per i diritti e le libertà Mohamed Baker, accusati di aver diffuso informazioni false per minacciare la sicurezza nazionale attraverso i propri account sui social media.

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