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Egitto, altri 45 giorni di detenzione per Patrick Zaki: l’accanimento continua

È stata rinnovata di altri 45 giorni la custodia cautelare in carcere al Cairo di Patrick Zaki, lo studente egiziano dell’Università di Bologna sotto accusa per propaganda sovversiva e altri fantomatici reati.

Dunque, se non verranno accolti i prossimi ricorsi contro la decisione di prolungare di un mese e mezzo la detenzione senza processo, Patrick rischia di chiudere nel carcere di Tora questo anno terrificante per i diritti umani in Egitto.

Che le cose non deponessero per il meglio, si era capito nei giorni scorsi quando – con un atto repressivo senza precedenti – erano stati arrestati uno dopo l’altro tre dirigenti, compreso il direttore generale, dell’Iniziativa egiziana per i diritti umani, l’Ong fondata al Cairo nel 2002 e con la quale Patrick aveva collaborato prima di trasferirsi in Italia per motivi di studio: “terrorismo”, l’assurda accusa nei confronti dei tre difensori dei diritti umani, che significa “terrorismo” per chiunque vi abbia avuto a che fare.

Inutilmente, durante l’udienza del 21 novembre, la difesa di Patrick ha spiegato quanto l’Egitto dovrebbe essere orgoglioso di un suo figlio che studia all’estero in una prestigiosissima università. Niente da fare: le autorità egiziane le “eccellenze” le mandano in galera.

Questo accanimento giudiziario da parte della magistratura egiziana nei confronti di Patrick chiama inevitabilmente in causa l’inerzia dell’Italia, l’assenza di un’azione forte del governo Conte. Viene da chiedersi cos’altro ci voglia dopo il rinnovo della detenzione di Patrick e tre arresti di fila dei dirigenti della sua organizzazione perché vi sia un’azione diplomatica molto forte nei confronti dell’Egitto.

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