vai al contenuto principale

Cutro, quando sale il numero delle vittime si prega più forte

Lo steccato di Cutro è distante 1.205,2 km, se vieni da Milano, il pullman lo prendi la sera prima per essere li in orario per la manifestazione indetta per le 1430, e di pullman da Milano, Roma, Bologna – da ogni parte d’Italia – ce n’erano tanti, tantissimi al punto da non riuscire ad entrare nel campo antistante adibito a parcheggio, lo stivale attraversato da Nord a Sud, Cutro chiama e l’Italia, quella dei Mediterranea  Saving Humans, di Emergency, di Amnesty, dei sindacati, delle tante associazioni e collettivi studenteschi risponde alla chiamata.
“Siamo tanti, che dice la questura?” si sente nel corteo che sfila per lo steccato di Cutro attraversando campi, case, stradine di campagna, fino ad arrivare alla spiaggia il luogo dove è avvenuta la tragica strage.
Si cammina a passo lento,
facendo attenzione alle buche, si sta per lo più in silenzio, la contestazione, la voglia di gridare, affidata agli striscioni “Nessuno è Straniero” quello degli studenti international students della Calabria, Mediterranea che mima il mare con un lenzuolo ed uno striscione sorretto da persone con il salvagente perché in mare il soccorso deve avvenire sempre, e poi in testa al corteo una croce, subito dopo i tanti sindaci dei comuni limitrofi, hanno la fascia, quella delle istituzioni, le stesse che giovedì scorso sono venute per svolgere proprio qui il Consiglio dei Ministri, queste fasce però vogliono portare solidarietà e ribadire, una posizione nettamente diversa da quella del governo, perché una nuova Cutro davvero non succeda mai più, ma soprattutto ci sono i calabresi, con i bambini, intere famiglie che vogliono portare un fiore e restituirlo al mare, dove di un’ora in ora si trovano ancora corpi, tanti tantissimi bambini,  ci sono i peluche che giovedì scorso hanno accolto le auto blu del governo al grido di “vergogna!”, è un corteo composto, silenzioso, dignitoso nel suo dolore, lasciato solo dai big della politica, che piano arriva sino in spiaggia, è li l’impatto è davvero tremendo: c’è chi piange, chi resta in silenzio, ci si abbraccia, chi tenta di organizzare un microfono aperto, c’è il pescatore calabrese che per primo ha dato soccorso alla nave incagliata in una secca, davvero a poche bracciate dalla riva, si guarda tutti verso il mare, in quel punto che dovrebbe essere il luogo dove è annegata la vita. Più in là, in un tratto di spiaggia dove si sono più di 5 persone, ci sono i parenti delle vittime, la comunità di migranti, molti venuti dal nord Europa, per tentare di riavere almeno il corpo del fratello, della sorella, del cugino dell’amico di sempre, pregano, sono perlopiù mussulmani, pregano in coro, e quando arriva la notizia di altri corpi ritrovati, fra cui ancora bambini, pregano più forte, come ad esorcizzare, la paura, il dolore lancinante, l’incapacità di capire, perché ancora oggi si muore in mare, perché  per la politica quella che decide, l’immigrazione è una questione e non un gesto di umanità, non un rifugio per chi scappa da Paesi in guerra; ma questo governo è questione nostra, per i migranti adesso la necessità è onorare i propri martiri, cercare di dare loro degna sepoltura, nessun discorso indirizzato a Meloni, Salvini all’Europa pregano i migranti, in un coro che diventa assordante, che penetra ancora di più nelle viscere, nel cuore dei presenti. E poi ci sono gli abitanti di Cutro ancora sconvolti, che chiedono a chi ha affrontato ore ed ore di pullman se ha bisogno di qualcosa, sono signore con la borsa di vernice, del tutto normali rispetto all’essere militanti, impegnati politicamente, si avvicinano chiedono se hai bisogno di acqua, di andare in bagno, gente umile abituata a dare del lei, qualcuno mostra le foto del naufragio, qualcuno ha ancora in mente quel maledetto giorno in cui per primi hanno tentato di tirare fuori i corpi dall’acqua, c’è  Don Mattia cappellano di Mediterranea, che è venuto da Roma con il pullman insieme a Luca Casarini che una volta arrivati in spiaggia si inginocchiano, e chiedono scusa, perché anche se non siamo noi i diretti responsabili, siamo noi che non abbiamo fatto abbastanza perché ci fossero altre persone a prendere le decisioni, quelle che contano.
Ci sono le persone che vagano sul quel tratto di spiaggia stordite dal sole che si è aperto in mezzo alle nuvole, ma soprattutto a un qualcosa che è inspiegabile, un mancato soccorso a pochi metri dalla riva.
Fra non più di tre mesi in quello stesso punto, a stagione cominciata, su quella secca, ci saranno i bagnanti, i turisti.
Ci si farà il bagno, li dove 79 persone sono annegate, con tanti bambini, gli stessi che sono qui e che le famiglie cercano di tenere buoni, ma come se lo sapessero i bambini che all’età dei giochi non si può morire e stanno li con tutti gli altri mano per mano ai loro genitori e ci guardano, per loro non abbiamo tante risposte, forse solo un reale sentimento di vergogna per questo mondo adulto che li ha traditi, fra guerre e mancato soccorso, come glielo spieghi ad un bambino?
Si lascia la spiaggia e qualcuno si reca a Crotone a dare un saluto alle salme, divenute anch’esse motivo di dibattito politico, da rimpatriare, a spese di chi? A Bologna al cimitero mussulmano? Qui l’orrore sembra davvero non conoscere limiti, la disumanizzazione detta le regole, e queste bare, adagiate nel palazzetto dello Sport, non visitate dalla premier ma da un solissimo Presidente Mattarella, sembrano presentarci il conto ad un mondo che si è impazzito di cui facciamo tutti parte.
Poi piano piano si torna indietro, difficilissimo, ritornare alla realtà? Quale realtà? Al momento quella più vera è solo qui in questo angolo di mondo che è lo Steccato di Cutro e in questa di realtà si resta imprigionati.
Ripartano i pullman si arriverà a Roma all’alba a Milano a mattinata inoltrata, 15, 9 ore di viaggio, ma era importante stare qui oggi, se lo dicono tutti.
E da domani?
Bisognerà fare di più fare meglio, perché un’altra Cutro è l’umanità intera che non se la può permettere. L’appello, per non lasciare a terra nessuno, si parte ma in realtà un pochino si resta tutti qui inchiodati ad una tragedia che batte forte i pugni sul tavolo della Storia: mai più Cutro.

Torna su