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Covid-19, in Africa oltre 33mila casi. Studio rileva: africani geneticamente predisposti

Quasi diecimila casi in più di Covid – 19 registrati nel weekend in Africa. Solo nelle ultime 24 ore il bilancio è salito di oltre 3 mila positivi, per un numero complessivo di  33.248  affetti da coronavirus in 52 paesi. A rendere noti i nuovi dati la piattaforma “Covid19-Africa” dell’Unione Africana.
il paese più colpito dalla pandemia il Sudafrica con 4.793 casi, che ha scalzato di poco l’Egitto (4.782) seguiti da Marocco (4.120) ed Algeria (3.517). Ai paesi con più di 3 mila contagi seguono quelli con oltre mille episodi: Camerun (1.705), Ghana (1.550), Nigeria (1.337), Costa d’Avorio (1.164), Repubblica di Guinea (1.163) e Gibuti (1.035). Sotto i mille casi risultano Tunisia (967), Senegal (che con 65 nuovi casi rispetto a ieri sale di una posizione: 736), Niger (702), Senegal, Burkina Faso (635), Somalia (480), Repubblica democratica del Congo (471), Mali (408) e Kenya (363) fra gli altri. Numerosi paesi rimangono attualmente sotto i 100 casi (fra questi Togo, Sierra Leone, Mozambico, Angola, Libia).
In totale i decessi registrati finora  sono 1.470 decessi mentre i guarniti 10.059.
Intanto continuano le ricerche e gli studi sugli effetti del virus nel continente. Uno studio iDE ricercatori del Ceinge sul gene Tmprss2, responsabile dell’entrata del virus Sarc-Cov-2 nelle cellule, ha evidenziato che esiste una predisposizione genetica nella possibilità di contrarre e sviluppare il virus nelle popolazioni di Africa, Europa e Paesi latini.
Gli studiosi hanno esaminato le varianti genetiche di 141.456 soggetti sani, appartenenti a 17 diverse popolazioni.
I primi risultati di questo lavoro dimostrano che la variante genetica di Tmprss2 è maggiormente frequente. I ricercatori hanno anche osservato che tale variante genetica ha un ruolo funzionale nel polmone perché è in grado di alterare sia l’espressione del gene Tmprss2 sia la generazione di un’isoforma di un altro gene, l’Mx1, conosciuto come inibitore dei processi replicativi di molti virus (da quello della “semplice” influenza, a quello causativo dell’Epatite C).
Gli ideatori dello studio, Principal Investigator del Ceinge, sulla base di questi dati, ipotizzano, dunque, che la suscettibilità alla malattia e la sua gravità possano essere influenzate dal livello di espressione di Tmprss2 e Mx1 che è determinato dalla costituzione genetica dell’individuo.
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