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Congo, richiesta “Verità e giustizia per Luca, Vittorio e Mustapha” si rinnova e prosegue più forte che mai

A sette mesi dall’agguato nella Repubblica democratica del Congo costato la vita all’ambasciatore Luca Attanasio, al carabiniere Vittorio Iacovacci, che gli faceva da scorta, e all’autista del World Food Program, Mustapha Milambo, si rinnova la richiesta di verità e giustizia per Luca, Vittorio e Mustapha.
Gli elementi emersi e l’inchiesta nell’ambito della quale è indagato un funzionario del Wfp, il Programma alimentare mondiale, non hanno ancora fugato i dubbi sulla dinamica dei fatti e sulle responsabilità di quanto accaduto.
Ancora troppi i misteri e le omissioni delle autorità locali, mancanze inaccettabili che chiamano a una riflessione doverosa e a una richiesta di chiarezza immediata.

Non è credibile che non ci fosse piena consapevolezza che la zona in cui viaggiava il convoglio internazionale fosse ad altissimo rischio, sia perché l’area è contesa fra bande di terroristi che spadroneggiano al confine tra Ruanda ed Uganda, che di miliziani fuori controllo e jihadisti che per sopravvivere perpetrano razzie e atti di criminalità di ogni genere a danno della popolazione locale e di chiunque graviti nella sfera di loro controllo.

È stato un vero è proprio tradimento, non solo “una leggerezza”: chi ha organizzato quel convoglio sapeva che la sicurezza non era nella misura adeguata per proteggere chi partecipava a quella missione.

Anche se la tesi di partenza è il conflitto a fuoco seguito ad un tentativo di rapimento, occorre andare a fondo, con indagini rigorose, senza sconti per nessuno per fugare il sospetto che a monte dell’uccisione dell’ambasciatore Attanasio possa celarsi ben altro che un ‘semplice’ attacco terroristico o un’azione di criminalità comune.

I pubblici ministeri italiani, per ora, hanno contestato i reati di omesse cautele in relazione al delitto, secondo gli articoli 40 e 589 del codice penale. La formalizzazione dell’accusa è avvenuta dopo l’audizione del funzionario congolese, che era responsabile della sicurezza del convoglio in cui erano Attanasio e Iacovacci.
Gli accertamenti sulla vicenda sono coordinati dal procuratore Michele Prestipino e seguiti dal pm Sergio Colaiocco, una garanzia per chi come Zakia Seddiki, la moglie dell’ambasciatore Attanasio, e tutti noi che continuiamo a chiedere verità, non arretrerà mai di un passo nella sua silenziosa e discreta battaglia per la giustizia.

Tanti sono ancora i dubbi che avvolgono l’assalto che ha colpito il convoglio del WFP il 22 febbraio, oltre alla mancanza della protezione armata: dalla dinamica della sparatoria, alla fuga degli assalitori e alle reticenze delle autorità locali.
Dubbi che devono essere chiariti. Al più presto.
Focus on Africa continuerà a essere sentinella del percorso giudiziario e non smetterà mai di illuminare la Repubblica democratica del Congo, paese che Luca tanto amava e cercava di difendere, fino al suo martirio.

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