Secondo l’Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari (Ocha), il bilancio attuale delle piogge torrenziali e delle inondazioni che stanno colpendo il Ciad dal luglio scorso è di 503 vittime e oltre 1,7 milioni di persone sinistrate in tutto il Paese. Le piogge hanno interessato 117 dipartimenti su 125, provocando devastazioni su larga scala. Le conseguenze materiali sono altrettanto drammatiche: più di 212.000 abitazioni sono state distrutte, 357.000 ettari di campi sono stati sommersi, e quasi 70.000 capi di bestiame sono stati spazzati via dalle acque. La gravità di queste inondazioni supera nettamente quelle degli anni precedenti, lasciando il Paese in una situazione di estrema emergenza.
D'après le rapport 📄 du Bureau de la coordination des affaires humanitaires (#OCHA), à la date du 19 septembre 2024, il y a eu 503 décès causés par les #inondations au #Tchad 🇹🇩. pic.twitter.com/p2Nm1Mfegp
— tchadinfos (@tchadinfos) September 21, 2024
Il ministro dell’Acqua e dell’Energia, Marcelin Kanabé Passalé, ha descritto la situazione come critica durante una conferenza stampa, sottolineando non solo le perdite umane e materiali, ma anche il rischio imminente di ulteriori disastri legati all’innalzamento dei livelli dei fiumi Logone e Chari. Questi due corsi d’acqua hanno raggiunto livelli pericolosi, e vi è la preoccupazione che possano provocare nuove inondazioni nei prossimi giorni, peggiorando la crisi già in corso. Per rispondere a questi rischi, il governo ha istituito un comitato di monitoraggio per valutare le conseguenze delle inondazioni, soprattutto in relazione all’inquinamento delle fonti di acqua potabile, minacciate dalla contaminazione. Il ministro ha inoltre raccomandato alla popolazione di trattare l’acqua dei pozzi privati con cloro prima di utilizzarla, al fine di prevenire malattie legate all’acqua contaminata.
Oltre alla distruzione immediata, le inondazioni rischiano di avere effetti a lungo termine sulla sicurezza alimentare del Paese. Con 357.000 ettari di terreni agricoli allagati, i raccolti subiranno probabilmente una drastica riduzione, compromettendo la produzione alimentare e lasciando molte famiglie senza mezzi di sostentamento. La perdita di quasi 70.000 capi di bestiame avrà un impatto altrettanto devastante sugli allevatori e sulle loro comunità.
A settembre, l’ONU ha lanciato un allarme, sottolineando la necessità di un’azione urgente per affrontare questa crisi umanitaria in rapida espansione. Le Nazioni Unite hanno richiamato l’attenzione sui cambiamenti climatici, che aggravano eventi estremi come questi. Il Ciad, già vulnerabile a causa della sua posizione geografica e delle infrastrutture limitate, sta pagando un prezzo elevato per le conseguenze del riscaldamento globale. Le inondazioni di quest’anno sono tra le peggiori mai registrate nel Paese, dimostrando l’urgenza di misure concrete e coordinate per mitigare gli effetti del cambiamento climatico, sia a livello nazionale che internazionale.
1/3 #Inondations #Tchad Les agences @OnuTchad, membres de l'EHP, ont effectué les 19 & 20 sept. une mission dirigée par @fbatalingaya à Bongor dans le Mayo Kebi Est durement touchée par les inondations #pluviales +218k sinistrés. pic.twitter.com/9CeHsCdxwb
— Daouda Djouma (@DDJOUMA) September 22, 2024
Le preoccupazioni non riguardano solo l’impatto immediato delle inondazioni, ma anche la mancanza di fondi necessari per soddisfare i bisogni della popolazione colpita. L’ONU e altre organizzazioni internazionali hanno sollecitato un incremento degli aiuti umanitari e dei finanziamenti per far fronte alla crisi in corso. Tuttavia, la risposta globale rimane insufficiente, e il futuro del Ciad sembra sempre più incerto se non verranno intraprese azioni concrete per proteggere il Paese dagli effetti dei cambiamenti climatici.
Un mese fa, il 19 agosto 2024, su “Focus on Africa” già raccontammo quanto le inondazioni in Ciad fossero una catastrofe:
Ciad, almeno 60 morti per inondazioni nella provincia del Tibesti