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Ciad, i risarcimenti per le vittime di Hissène Habré non arrivano

Il 30 maggio 2016 l’ex presidente ciadiano Hissène Habré venne condannato all’ergastolo da un tribunale del Senegal, istituito col sostegno dell’Unione africana.

Habré venne giudicato colpevole di crimini contro l’umanità, crimini di guerra, torture e stupri commessi durante il suo regime dal 1982 al 1990: oltre 12.000 singole violazioni dei diritti umani, tra cui 1208 uccisioni o decessi in carcere.

La condanna venne confermata in secondo grado un anno dopo. In quell’occasione, la corte d’appello riconobbe un risarcimento di 82 miliardi di franchi centrafricani (684 milioni di euro) a 7396 vittime, ordinando all’Unione africana di istituire un apposito Fondo, da alimentare sollecitando contributi volontari e recuperando altro denaro dai beni e dalle proprietà di Habré, che durante il suo regno del terrore aveva trafugato dalle casse dello stato decine di milioni di dollari.

L’Unione africana ha finora depositato nel Fondo cinque milioni di franchi centrafricani, ossia meno di 42.000 euro. Di fatto, non è operativo.

In un processo a parte, già nel 2015 un tribunale del Ciad aveva condannato 20 ex agenti dei servizi segreti di Habré per omicidio e tortura, ordinando di risarcire 7000 vittime per un totale di 75 miliardi di franchi centrafricani (62 milioni di euro), metà a carico dei 20 condannati e metà a carico del governo. Non si è visto neanche un franco.

Per le vittime, che hanno atteso 25 anni prima di vedere condannato il loro carnefice e che ora rischiano di non ottenere un risarcimento, potrebbe essere una beffa atroce.

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