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Ciad, annunciata inchiesta su violenze esercito e uccisioni dei manifestanti

Il Comitato militare di transizione, che ha preso il potere in Ciad alla fine di aprile dopo l’uccisione del presidente Idriss Déby, ha annunciato l’avvio di un’inchiesta sull’uso delle armi da fuoco da parte delle forze di sicurezza nel corso delle proteste organizzate negli ultimi due mesi dalla coalizione “Wakit Tama”.

Secondo Amnesty International, che ha parlato con testimoni e attivisti della società civile ciadiana, dal 27 aprile al 19 maggio 16 manifestanti sono stati uccisi nella capitale N’Djamena e a Moundou; i feriti sono stati decine e gli arresti almeno 700.

Le organizzazioni locali e internazionali per i diritti umani si sono impegnate a monitorare lo svolgimento dell’inchiesta che, anziché assicurare punizioni, potrebbe garantire l’impunità ai responsabili delle violazioni dei diritti umani.

C’è un precedente non rassicurante sulle intenzioni dei militari: un loro portavoce ha riferito che l’agente di polizia che l’8 maggio a N’Djamena aveva ucciso un manifestante sparandogli alla testa è stato rimosso dall’incarico senza precisare se sia stato avviato un procedimento giudiziario nei suoi confronti.

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