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Ciad, abolita la pena di morte reintrodotta nel 2015 per i reati di terrorismo

Il Ciad ha abolito definitivamente la pena di morte, finora rimasta in vigore per i soli reati di terrorismo. Lo ha deciso l’Assemblea nazionale approvando all’unanimità la nuova legge per contrastare le azioni terroristiche. Ora la parola passa al presidente Idriss Deby Itno, che dovrà firmarla. Da quando la pena di morte era stata reintrodotta nel 2015, a seguito di attentati di Boko Haram, era stata applicata lo stesso anno nei confronti di 10 membri del gruppo islamista. Nel 2017, la pena capitale era già stata abolita per i reati comuni e mantenuta per quelli di matrice terrorista. Dal 2009, nella regione del lago Ciad compresa tra Nigeria, Camerun, Niger e Ciad, Boko Haram ha causato la morte di oltre 27 mila persone e circa 1,83 milioni di sfollati solo in Nigeria.
la decisione del Paese africano arriva a pochi giorni dalla presentazione del Rapporto globale sulla pena di morte realizzato dai ricercatori di Amnesty International. Il report ogni anno per fotografa la situazione nel mondo. L’applicazione della della condanna capitale registra nel 2019 un calo nel numero delle esecuzioni: almeno 657 nel 2019 a fronte di almeno 690 del 2018, il minimo storico dell’ultimo decennio. Picco di esecuzioni in Arabia Saudita: in un solo anno le autorità hanno messo a morte 184 persone. Sono solo venti i paesi responsabili del numero totale di tutte le esecuzioni nel mondo. I cinque paesi con il maggior numero di esecuzioni nel 2019 sono Cina (migliaia), Iran (almeno 251), Arabia Saudita (184), Iraq (almeno 100) ed Egitto (almeno 32). In Iraq il numero delle esecuzioni è raddoppiato e l’Iran continua a venire subito dopo la Cina, dove il numero esatto di persone messe a morte resta un segreto di stato. “La pena di morte è una pena disumana e ripugnante e non esistono prove attendibili che essa scoraggi i reati più della pena detentiva. La vasta maggioranza dei paesi lo riconosce e vedere che le esecuzioni continuano a diminuire in tutto il mondo è incoraggiante. Tuttavia vi è un numero limitato di paesi che, in controtendenza, ha fatto sempre più ricorso alle esecuzioni. Ciò è avvenuto in Arabia Saudita, dove è stata utilizzata anche come arma nei confronti dei dissidenti politici, uno sviluppo preoccupante. Così come è stato sconcertante l’enorme aumento di esecuzioni registrato in Iraq, quasi raddoppiate in un solo anno”, ha dichiarato in una nota ufficiale Clare Algar, direttrice di Amnesty International per la ricerca e l’advocacy. Sulla Cina non sono a disposizione cifre ma il numero delle esecuzioni è stimato nell’ordine delle migliaia. Altri paesi con numeri alti di esecuzioni, tra i quali Iran, Corea del Nord e Vietnam, hanno continuato a nascondere il loro pieno ricorso alla pena di morte limitando l’accesso alle informazioni in merito.

 

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