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Camerun, un mese dopo le proteste decine di oppositori ancora in carcere

Il 22 settembre le forze di sicurezza del Camerun reagirono con i gas lacrimogeni, i cannoni ad acqua e soprattutto con centinaia di arresti alle proteste pacifiche che interessarono tutto il paese. Il pretesto per la repressione fu il divieto arbitrario nei confronti di ogni manifestazione entrato in vigore all’inizio del mese.
Le manifestazioni avevano avuto origine dalla decisione del governo di indire le elezioni regionali nel mese di dicembre. Il Mdc chiede prima di rivedere la legge elettorale e di risolvere la crisi iniziata nel 2016 nelle regioni anglofone del Camerun, dove operano gruppi separatisti che chiedono l’indipendenza.
Secondo il partito di opposizione Movimento di rinascita del Camerun (Mrc), delle oltre 500 persone arrestate ne sono state rilasciate solo 155.
Quanto alle altre, denuncia un rapporto di Human Rights Watch, 21 sono in giudizio di fronte a un tribunale civile per ribellione e partecipazione a un raduno illegale, 107 sono in corte marziale per rispondere delle accuse di insurrezione e terrorismo, 63 sono detenute in attesa di giudizio e sulle altre non ci sono informazioni certe.
Tra gli arrestati del 22 settembre figurano almeno otto giornalisti, fermati mentre stavano svolgendo il loro lavoro e poi rilasciati dopo diverse ore. Ma c’è soprattutto il leader dell’Mrc, Maurice Kamto, rilasciato nell’ottobre 2019 dopo 10 mesi di carcere e ora ai domiciliari in attesa di un’udienza, prevista il 29 ottobre, sulla legittimità del provvedimento.
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