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Camerun, incertezza sulla diffusione del Covid-19 nelle prigioni

Dalle prigioni del Camerun arrivano notizie confuse e allarmanti sulla diffusione del Covid-19. 
Di certo, almeno un detenuto della prigione centrale “Kondengui” di Yaoundé è risultato positivo al tampone ed è stato trasferito in ospedale.  Altri due detenuti sono morti pochi giorni dopo il rilascio.
 Ma i numeri potrebbero essere molto alti. Un detenuto di “Kondengui” ha detto ad Amnesty International che ci sono molti ammalati e non si capisce da dove parta il contagio. I detenuti hanno paura di recarsi nell’infermeria perché lì ci sono molti positivi. A chi presenta sintomi viene somministrata una bevanda a base di zenzero e aglio.
In una lettera inviata al ministero della Giustizia, un gruppo di detenuti ha denunciato che l’infermeria è “satura di prigionieri” e il personale medico non riesce a gestire la situazione. 
Il decreto emanato dal governo il 15 aprile ha favorito il rilascio di centinaia di prigionieri: 831 solo nella regione dell’Estremo Nord.
Ma il sovraffollamento resta una realtà spaventosa: 432 per cento a “Kondengui”, 729 per cento nella prigione di Bertoua, 481 per cento in quella di Sangmelima e 567 per cento in quella di Kumba.
Come in molti altri casi, il decongestionamento non ha riguardato i prigionieri di coscienza. Tra questi Mamadou Mota, vicepresidente del partito di opposizione Movimento per la rinascita del partito del Camerun; Mancho Bibixy Tse, che sta scontando una condanna a 25 anni solo per aver preso parte a proteste pacifiche contro l’emarginazione delle province anglofone del paese;  Amadou Vamoulke, 70 anni, in cattive condizioni di salute, ex direttore della tv di stato, in detenzione preventiva dal 2016; e il più recente, Franck Boumadjieu, un attivista politico che aveva denunciato il silenzio del presidente Paul Biya all’inizio della pandemia. 
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