Come anticipato ieri da Riccardo Noury su “Focus on Africa”, la giornalista radiofonica burundese Floriane Irangabiye, nota per il suo lavoro con “Radio Igicaniro”, una web radio gestita da esiliati, è stata graziata dal Presidente della Repubblica del Burundi. La decisione è stata presa il 14 agosto 2024 tramite un decreto che concede la remissione totale della pena, accogliendo così una richiesta presentata dalla giornalista.
Irangabiye era stata arrestata il 30 agosto 2022 e condannata a 10 anni di carcere per “minaccia all’integrità del territorio nazionale”, una sentenza emessa all’inizio del 2023 al termine di un processo irregolare e privo di prove concrete. “Focus on Africa” ne aveva scritto qui:
Burundi, un anno fa l’arresto della giornalista Floriane Irangabiye
Durante la sua detenzione, Floriane Irangabiye ha sofferto di cattive condizioni di salute e ha dovuto affrontare il dolore e la difficoltà della separazione dalla sua famiglia. Nonostante la condanna fosse stata confermata in appello il 2 maggio 2023, diverse organizzazioni internazionali per i diritti umani, tra cui Amnesty International, la Burundi Human Rights Initiative, il Committee to Protect Journalists e Human Rights Watch, hanno continuato a fare pressione sulle autorità burundesi affinché fosse rilasciata. Queste organizzazioni hanno denunciato le numerose violazioni dei diritti durante il suo processo, compreso il fatto che i primi interrogatori si erano svolti senza la presenza di un avvocato.
La liberazione di Irangabiye è stata accolta con grande sollievo e celebrazione da parte della comunità internazionale e da tutti coloro che hanno sostenuto la sua causa. Il caso di Irangabiye aveva attirato l’attenzione globale come simbolo della repressione della libertà di stampa e della critica politica in Burundi. Durante il periodo della sua detenzione, si trovava nella prigione di Muyinga, e i suoi avvocati avevano ripetutamente chiesto il trasferimento nella capitale Bujumbura per permetterle di ricevere le cure mediche necessarie e di essere più vicina ai suoi familiari, ma senza successo fino alla concessione della grazia.
La sua liberazione segna la fine di un periodo di ingiustizia e rappresenta una vittoria per i diritti umani e la libertà di espressione nel Paese.