Poco più di un’ora per ribadire forte la richiesta di verità e giustizia per i loro cari. Oggi alla Camera dei Deputati, Salvatore Attanasio e Dario Iacovacci, rispettivamente padre dell’ambasciatore ucciso in Congo, Luca Attanasio, e fratello di Vittorio Iacovacci, il carabiniere che gli faceva da scorta , hanno rivolto un appello alla politica: si istituisca una Commissione Parlamentare d’inchiesta.
Alla conferenza stampa, organizzata dall’Associazione amici di Luca Attanasio, erano presenti esponenti di tutti i partiti.
Ma il governo, che non si è costituito parte civile nel processo, continua a latitare, anzi, fa di tutto per far calare l’oblio su questa vicenda.
Ottenere risposte, ancor prima che verità è giustizia, sembra essere sempre più complicato.
Come ha sottolineato Dario Iacovacci ricordando che, a più di tre anni dall’uccisione di suo fratello, non ha mai ricevuto chiarimenti su tutti gli aspetti oscuri dell’agguato all’ambasciatore italiano in Congo Luca Attanasio: perché di questo si è trattato.
”Questo evento ha sconvolto la mia vita e quella dei miei
familiari come mai prima – ha affermato Iacovacci – Per questo non smetterò mai di cercare di dare dignità a chi ha dato la vita per questa Nazione. Non posso accettare l’idea che un sistema in cui non si riesce a pronunciare una sentenza di condanna, a causa di un’immunità, rimanga immutato. La possibilità di commettere crimini nell’esercizio delle proprie funzioni lavorative senza conseguenze, grazie a un’immunità priva di razionalità, è una tutela inaccettabile che deve essere rivista. Mi domando se in altre nazioni si sarebbero accontentati di una sentenza di non luogo a procedere così pesante da impedire un ricorso da parte del pubblico ministero, ricorso che poi di fatto non c’è stato. Uno stato che non vuole applicare la legge a causa di questioni sovranazionali non è uno stato in cui la legge può essere definita uguale per tutti e continuo a chiedermi come questa questione possa rimanere irrisolta. È davvero possibile che nessuno possa intervenire in questa situazione, o forse non si agisce per
convenienza? Prima o poi una sentenza di questo tipo si ripresenterà, e sarà ancora una volta una vergogna per tutti. Il mio appello è rivolto anche al Ministero della Difesa e al Ministro della Difesa, responsabili della gestione e della tutela dei nostri militari. Vi esorto a garantire giustizia, senza esitazioni, facendo piena luce sulle criticità emerse durante questa missione, criticità che erano già state segnalate. È fondamentale prevenire, assicurandoci che la gestione dei rischi affrontati dai nostri militari sia adeguata e che tutte le misure necessarie siano adottate per tutelare la loro sicurezza. Auspico che il ministero e il ministro della difesa sia in prima linea per chiarire le dinamiche del 22 febbraio 2021, che ci siano interventi mirati a capire cosa ha portato alla morte di Vittorio e Luca, che si vada a fondo sulla questione passaporti più volte tirata in ballo ma mai approfondita. Il mio appello và anche all’Arma dei Carabinieri che, in altre situazioni poco chiare, come quella del “Generale Mori”, così definita da molte testate giornalistiche, si è subito schierata al suo fianco, a differenza di quanto ha
fatto riguardo l’evento drammatico che ha coinvolto la mia famiglia, dove mio
fratello il carabiniere scelto Vittorio Iacovacci ha perso la vita, non costituendosi parte civile. Tutto questo mi fa pensare che tutti hanno delle responsabilità e nessuno vuole andare avanti” la conclusione di Iacovacci.
“In questo momento nel mondo quanti diplomatici sono all’opera?” ha evidenziato Rocco Curcio, avvocato dei genitori di Luca Attanasio: “La vicenda dell’immunità va colta anche guardando oltre al caso specifico, pensando ai nostri ambasciatori che lavorano per l’Italia. Solleciterei la classe politica a meditare su un’iniziativa possibile a livello parlamentare: piuttosto che garantire la tutela dell’immunità, semmai mi preoccuperei della tutela dei nostri funzionari all’estero. Il metodo investigativo purtroppo ha lasciato spazio a numerosi dubbi nella gestione, ad esempio nella escussione dei potenziali testimoni, svolta senza criterio e senza possibilità di riscontro: siamo alla base del diritto procedurale! Così come il ritardo dell’intervento: i presenti sono stati sentiti dopo 13 giorni dall’omicidio. 13 giorni sono tanti per le sommarie informazioni, le rendono inattendibili. C’era il dovere di intervenire nell’immediatezza e, se la magistratura ha avuto comprensibili difficoltà a intervenire all’estero, in un luogo dove la cooperazione giudiziaria si improvvisa, la politica poteva intervenire in ausilio. Sarebbe anche possibile indagare autonomamente” ha concluso Curcio.
Il padre dell’ambasciatore, Salvatore Attanasio, ha richiamato la risposta data dal ministro degli Esteri AntonioTajani all’ultima delle interrogazioni parlamentari sulla vicenda, contestandone passo passo le varie affermazioni: il governo avrebbe “a cuore l’accertamento della verità”, ma nei fatti nelle udienze preliminari la Farnesina ha sostenuto la tesi del diritto all’immunità da parte degli imputati; il governo avrebbe “facilitato le attività nel confronti delle Nazioni Unite e del governo di Kinshasa”, ma ai Ros è stato vietato di recarsi sul luogo dell’agguato, tanto che si sono fermati a 2000 km, non hanno mai visto le jeep su cui viaggiavano, non hanno mai interrogato i testimoni del luogo, mai effettuato rilievi balistici” il suo atto di accusa.
Nonostante l’impegno costante dei familiari delle vittime dell’agguato del 22 febbraio del 2021 le verità nascoste del delitto Attanasio, sembrano destinate a restare tali.
Quando i giornalisti hanno cominciato a porre le domande, come è normale che sia in un incontro in cui vengono inviati i media, alla Camera dei deputati è stata tolta la parola a chi poteva rispondere.
Alle richieste della sottoscritta, su fatti documentati, l’avvocato dei familiari di Luca Attanasio ha potuto fornire delucidazioni solo parzialmente.
Purtroppo è evidente che una certa politica vuole l’oblio su questa terribile vicenda.
Come la vedova di Attanasio, Zakia Seddiki, che si è dissociata dalla conferenza stampa.
“Luca uomo delle Istituzioni, mai avrebbe accettato questo vento di contestazione nei confronti del Governo italiano”: ha fatto sapere attraverso una nota sottolineando di essere “totalmente estranea all’iniziativa in questione e prendo le distanze da quanto emerso nel corso di detto evento. Rispetto il desiderio di verità di chi ha dato impulso a questa e ad altre iniziative del medesimo tenore, perché non appagato dalle sentenze rese in Congo e, più di recente, dal Tribunale di Roma. Questo desiderio – sottolinea Zakia – è anche il mio. Chi ha conosciuto Luca Attanasio sa, però, che proprio per il suo profilo di alto rappresentante delle Istituzioni mai avrebbe accettato questo vento di contestazione nei confronti del Governo italiano. Mai avrebbe pensato di mettere in discussione il superiore interesse all’equilibrio dei rapporti fra l’Italia e le organizzazioni internazionali di cui fa parte. Mai avrebbe voluto che fossero oggetto di critica il Ministero degli Esteri e i suoi stessi funzionari – aggiunge la moglie dell’ambasciatore – ai quali si contestano dichiarazioni rese sotto giuramento nel processo, poi conclusosi con la declaratoria del difetto di giurisdizione in conseguenza dell’accertamento dell’immunità diplomatica riconosciuta agli imputati”.
Non sorprende la posizione della vedova di Attanasio, che insieme agli altri familiari delle vittime, ha accettato il risarcimento dal World food programme, uscendo dal processo e rinunciando a essere parte civile.
Una scelta maturata per il bene delle bimbe, ma che pesa sulla ricerca di verità e giustizia per Luca, Vittorio e Mustapha.
“Attanasio, Iacovacci, Milambo meritano verità”: l’appello dei familiari alla politica
Alla conferenza stampa, organizzata dall’Associazione amici di Luca Attanasio, erano presenti esponenti di tutti i partiti.
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Guido Gargiulo
Appassionato di Taiwan, Asia e Africa. Laureato in Lingue e Culture dell’Europa e delle Americhe presso l’Università L’Orientale di Napoli, ho approfondito lo studio del cinese al Taiwan Mandarin Educational Center e all’Istituto Confucio. L’Africa ha sempre avuto un posto speciale nel mio cuore, con studi anche del Kiswahili, una delle lingue più parlate nel continente.