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Angola: quando per far rispettare le norme anti-Covid la polizia spara e uccide

Almeno sette morti, tutti uomini e giovani, il più piccolo di soli 14 anni. Questo è il bilancio, già drammatico ma le vittime potrebbero essere molte di più, dell’attuazione delle misure di contrasto alla pandemia da Covid-19 da parte della polizia angolana tra maggio e luglio.
Lo hanno reso noto il 25 agosto Amnesty International e l’organizzazione angolana per i diritti umani Omunga, che hanno svolto una lunga e complicata ricerca sull’uso eccessivo e illegale della forza da parte della polizia locale per applicare le norme anti-Covid.
I dettagli sono agghiaccianti: a un ragazzo hanno sparato al volto mentre era a terra, già ferito; un altro è stato ucciso mentre, con un gruppo di amici, si trovava in un campo sportivo.
Tutte le uccisioni hanno avuto luogo in quartieri di estrema povertà della capitale Luanda e di altre città del paese.
Su ciascuno dei sette omicidi sono state aperte indagini. Amnesty International e Omunga chiedono che siano rapide, approfondite ed esaurienti e che riescano a portare di fronte alla giustizia i responsabili.

La denuncia integrale di Amnesty International e Omunga può essere letta qui: https://www.amnesty.org/en/latest/news/2020/08/angola-witnesses-describe-horrific-killings-of-teenagers-by-police/

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