È da poco passata la mattina di questo sabato, quando uno di quei messaggi che non vorresti mai ricevere arriva sullo schermo del telefono. Le parole si leggono con il cuore che batte più forte: leggi, rileggi, speri in un errore. Ma purtroppo è vero.
“Ciao cari Amici e care Amiche, Aly Baba ha lasciato questa terra oggi accompagnato dall’affetto della sua famiglia. La mancanza che sentiremo è accettabile solo grazie alla vita straordinaria che ha vissuto, all’impatto del suo impegno civile, dei suoi valori e volontà di rendere il mondo un posto migliore. Vi terremo informate ed informati rispetto a quando e dove sarà possibile salutarlo per l’ultima volta.“
La persona di Aly Baba Faye, nato nel 1961 a Rufisque, in Senegal, è difficile da descrivere. Soprattutto se colti dall’emozione e se desiderosi di rendergli la giusta riconoscenza. È come cercare di racchiudere l’essenza di un’anima tanto grande in poche parole, soprattutto quando le riflessioni ci avvolgono, e il desiderio di rendergli omaggio si scontra con un senso profondo di vuoto.
Laureato in Scienze Giuridiche a Dakar e in Sociologia all’Università di Perugia, Aly ha tracciato un percorso di vita che lo ha reso uno dei principali protagonisti delle lotte per i diritti degli immigrati in Italia. Segretario generale del CASI, direttore del Coordinamento Nazionale dei Lavoratori Immigrati e consulente per le politiche sociali al Ministero dell’Interno, Aly ha messo il suo cuore e il suo sapere al servizio del dialogo e della convivenza tra diverse culture.
È stato un pioniere, un visionario che ha saputo vedere oltre le barriere, oltre i pregiudizi, ispirando intere generazioni con il suo impegno, senegalesi e no. Tra i fondatori di Ihsan, il primo think tank musulmano in Italia, ha sempre creduto nel cosmopolitismo, in un umanesimo che unisce e non divide, che crea ponti e non muri.
“Ho iniziato il mio impegno civile in Italia quando questa divenne a tutti gli effetti un paese di immigrazione, come animatore di comunità. […] Il filo rosso del mio impegno potrebbe essere riassunto in una fede nel cosmopolitismo come variante di un nuovo umanesimo basato sul dialogo tra diversi e la contaminazione culturale per una nuova Civiltà dell’Universale.“, raccontava. Tra i suoi punti di riferimento Ghandi, Martin Luther King, Leopold Sedar Senghor e soprattutto Nelson Mandela: tutti simboli di pace e giustizia, proprio come lui lo è stato e lo è oggi più che mai per tanti di noi.
“La comunità senegalese in Italia si sente un po’ orfana. Dopo la scomparsa di Idriss Sanneh, poco più di un anno fa, ora anche Aly ci ha lasciato. Il più italiano dei senegalesi, il più senegalese degli italiani,” ha scritto un amico sui social. Ed è così che lo vediamo tutti, come un uomo che apparteneva a entrambi i mondi e che ha lavorato ogni giorno per renderli migliori.
Fondatore di Waxtaanu Diaspora, Aly Baba Faye ha sempre creduto nel potenziale della comunità senegalese in Italia. Attraverso questo progetto, ha offerto uno spazio per riflettere, discutere, proporre soluzioni. Ha coinvolto molte persone, raccogliendo idee, pensieri, desideri per costruire uno spazio di incontro e confronto. Era un sognatore, sì, ma anche un costruttore di realtà concrete, che guardava sempre al futuro con speranza e determinazione.
Colui che ha sempre creduto nei giovani, li vedeva come la vera scommessa per il futuro. Aly mi ha dato l’opportunità di incontrare e parlare con i suoi “cadetti”, Mariame Seye, Djimba Diouf e Rama Sarr, per una delle ultime pubblicazioni cartacee di Focus on Africa e con l’orgoglio di chi sa di aver piantato semi destinati a germogliare. Era fiero di presentare questi giovani appassionati, rappresentanti viventi di un impegno comune e di battaglie condivise.
Oggi Aly ci lascia un’eredità immensa, una responsabilità che tutti noi dobbiamo coltivare e ritrasmettere. Ci lascia le sue idee, il suo sapere, il suo esempio. Aly Baba Faye ci ha insegnato che non esistono limiti, che il dialogo e la convivenza sono possibili, se ci crediamo davvero. Ora spetta a noi custodire questo lascito e trasformarlo in azioni, ogni giorno.
Aly è quindi il perfetto esempio del meticciato sulle sponde nostrane e la sua vita può essere riassunta con l’espressione senghoriana “Enracinement et ouverture”. Infatti, nonostante fosse ben radicato nel territorio italiano dove si è sposato e ha fondato famiglia, ha sempre mantenuto un legame privilegiato con la sua terra natia. Dopo una vita piena dedicata alla comunità senegalese in Italia, rispettando i suoi ultimi voleri, è in quella terra tanto amata che la sua anima riposerà in pace.
Chi vorrà salutare Aly per l’ultima volta, potrà farlo giovedì 12 settembre, alle ore 9.00, presso la Grande Moschea di Roma. Dopo la commemorazione, Aly tornerà in Senegal, dove avrà luogo la cerimonia religiosa. Saranno presenti anche i parlamentari della diaspora senegalese per onorare un uomo che ha offerto tanto con altrettanta generosità.
Buon viaggio, Aly Baba. Che la terra ti sia lieve. Il tuo esempio vivrà per sempre nelle battaglie e nei sogni di chi, come te, non smetterà mai di credere in un mondo migliore.