Abdelmadjid Tebboune è stato rieletto presidente dell’Algeria il 7 settembre 2024 con quasi il 95% dei voti, in un contesto segnato da una partecipazione elettorale altamente contestata e sospetti di manipolazione dei dati. Le autorità elettorali algerine hanno annunciato un tasso di affluenza del 48%, nettamente superiore al 39,88% delle elezioni del 2019, ma molti analisti e osservatori ritengono che questo dato sia fortemente gonfiato. L’esperta di geopolitica Adlene Mohammedi ha dichiarato che il tasso reale potrebbe essere intorno al 20-25%, e ha criticato il regime per aver manipolato le cifre al fine di creare un’immagine di legittimità e stabilità.
Il risultato delle elezioni era prevedibile, con Tebboune come favorito, sostenuto da quattro importanti partiti, tra cui il Fronte di Liberazione Nazionale (FLN). I suoi due sfidanti, Abdelaali Hassani, capo del Movimento della Società per la Pace (principale partito islamista), e Youcef Aouchiche, leader del Fronte delle Forze Socialiste, non sono stati percepiti come reali contendenti. Nonostante il prolungamento del voto fino alle 20:00 e gli sforzi del governo per mostrare una maggiore partecipazione, le testimonianze di elettori e osservatori indicano che il voto è stato accolto con scarso entusiasmo da una popolazione sempre più distaccata dalla politica ufficiale.
Il vero nodo delle elezioni non è stato il risultato, ma il tasso di partecipazione, unico parametro che il regime poteva manipolare. Secondo Mohammedi, il governo algerino si trova in una sorta di “autosuggestione”, raccontandosi una narrazione di successo che non trova riscontro nella realtà. L’obiettivo del regime sembra essere quello di mantenere il potere il più a lungo possibile, governando in modo stabile senza essere disturbato dalla popolazione.
A livello internazionale, le elezioni non sembrano destinare grandi cambiamenti nella posizione dell’Algeria. Le potenze straniere, come Mosca e Washington, continueranno a mostrare compiacenza verso il regime algerino, che non rappresenta una minaccia sovversiva o destabilizzante. Anche i rapporti con la Francia, pur segnati da crisi nella zona del Sahara Occidentale, non dovrebbero subire variazioni significative. Il sistema autoritario algerino è considerato dalle potenze globali come una fonte di stabilità nella regione, in linea con l’attuale spirito controrivoluzionario che ha seguito la Primavera Araba del 2011.
Nonostante la facile vittoria elettorale, Tebboune non è riuscito a coinvolgere l’elettorato giovane, che rappresenta più della metà della popolazione e un terzo degli elettori registrati. L’analista Hasni Abidi ha sottolineato che la scarsa partecipazione giovanile potrebbe rappresentare un serio problema per Tebboune, che dovrà ripensare profondamente il suo metodo di governo e apportare cambiamenti significativi al suo staff per sopravvivere politicamente. Altrimenti, il deficit di democrazia potrebbe minare il suo secondo mandato.
La campagna elettorale è stata considerata mediocre e priva di veri dibattiti, e l’elettorato si è mostrato apatico, domandandosi che senso avesse votare in una competizione con esito scontato. Amnesty International ha criticato duramente il governo per la repressione dei diritti umani e gli arresti arbitrari contro i dissidenti, soprattutto quelli legati al movimento Hirak, che nel 2019 aveva portato alla destituzione dell’ex presidente Abdelaziz Bouteflika. Secondo il Comitato Nazionale per la Liberazione dei Prigionieri (CNLD), decine di attivisti e difensori delle libertà civili sono ancora incarcerati o sotto processo.
In sintesi, le elezioni presidenziali del 2024 in Algeria si sono rivelate una mera formalità amministrativa, con un risultato previsto e una partecipazione manipolata per legittimare il potere di Tebboune. A livello interno, il presidente dovrà affrontare una crescente disaffezione popolare e il malcontento giovanile, mentre a livello internazionale il regime algerino continua a mantenere relazioni stabili con le potenze globali, restando un attore conciliante sulla scena geopolitica.
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Algeria, elezioni presidenziali: Tebboune verso un secondo mandato tra repressione e astensione